Da Avellino non hanno preso benissimo l’affare Starita-Benevento. E ci mancherebbe, con i Lupi che si son visti soffiar via un loro obiettivo. Eppure, nessuno a mettere in discussione che, forse, l’eccessivo temporeggiare dei biancoverdi, che stavano limando l’offerta al Monopoli, ha dato spazio ai giallorossi, invece, di soffiar via con un lieve rilancio al giocatore. Tuttavia, non son mancate le critiche per il calciatore ed il suo procuratore Maurizio De Rosa, soprattutto per quello che sarebbe ritenuto un comportanto poco professionale, a dire di alcuni. Motivo per il quale, proprio il procuratore del giocatore è uscito allo scoperto con una lettera girata alle redazioni giornalistiche, proprio per fornire la sua versione dei fatti:
“Vi dico come sono andate le cose, riguardo alla cessione di Starita. Intanto, c’è da dire che la cessione delle prestazioni di un calciatore prevede un accordo trilaterale, che si perfeziona con il consenso e la firma della società che vende (cedente), della società che acquista (cessionaria) e del calciatore. Nel caso di Starita, dopo giorni di trattative, il Monopoli e l’Avellino non raggiungevano l’accordo, ognuno per le proprie legittime ragioni, e la cessione non si perfezionava.
Nelle ore successive il Monopoli trovava velocemente l’accordo con il Benevento, e il calciatore informato dell’accordo tra le società, di comune accordo con il sottoscritto, decideva di trattare con il Benevento, che è un club importante al pari dell’Avellino, e che peraltro forniva anche maggiori garanzie tecniche, per l’utilizzo di tre attaccanti.
La trattativa con il Benevento è stata una trattativa lampo e in poco tempo abbiamo trovato l’accordo.
Una volta che è intervenuto il Benevento, la normativa vigente e il codice di condotta professionale mi impongono la riservatezza della trattativa, quale obbligo nei confronti del cliente/calciatore, pena anche la revoca e la decadenza dell’incarico.
Oltreutto, il presidente del Monopoli si era sempre opposto alla cessione del calciatore e aver saputo che il medesimo si era accordato con il Benevento (peraltro al fine di accontentare il calciatore alla sua cessione), onde evitare che la cessione potesse non perfezionarsi neppure con il Benevento, nell’ipotesi di intromissione di altri clubs e nel caso il presidente del Monopoli decidesse nuovamente sull’incedibilità di Starita, si è ritenuto di comune accordo con il mio assistito di trattare e chiudere con il Benevento, peraltro disponibilissimo alla chiusura immediata dell’operazione.
Alla luce dei fatti sopra descritti peraltro tutti documentabili e risultanti per tabulas, non vedo in cosa il sottoscritto abbia tradito Perinetti e Condò.
Ho sempre operato nel rispetto delle regole e aggiungo che con l’Avellino e con i direttori Perinetti e Condò ad agosto è stato perfezionato il tesseramento del calciatore Armellino, perché in quel caso anche il Modena era d’accordo alla cessione. Anche in quell’occasione un altro club è rimasto deluso, ma l’Avellino ha fatto prima. Questi sono i fatti, e comprendo il direttore Perinetti e Condò, che giustamente non hanno l’obbligo di conoscere la normativa e il codice di condotta professionale che regolamenta la nostra professione, che il sottoscritto oltre che conoscerla deve anche osservare. In ogni caso confermo l’infinita e sincera stima che nutro nei confronti del direttore Perinetti che rappresenta la storia e il presente del calcio italiano e del direttore sportivo Gigi Condò e della società Avellino”.