Io resto a casa. Gli italiani fino al 3 aprile 2020 potranno spostarsi solo per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Una misura estrema adottata dal Governo nell’ottica di contenere il contagio del Covid-19. Nessuno escluso, anche lo sport. Decisione che di fatto accoglie anche la richiesta posta dal Coni ieri pomeriggio dopo la riunione straordinaria di Roma con chiara sospensione dei campionato. FIGC e leghe varie ora sono chiamate ad adattarsi a tale provvedimento per stabilire le modalità per portare a termine la stagione. Le ipotesi sono diverse, dai recuperi che prolungherebbero la stagione (ammesso che ad aprile non ci siano proroghe del decreto) fino all’ipotesi estrema di annullamento. Molto dipende anche dalle risposte che arriveranno dalla UEFA, perché sarà necessario chiedere uno slittamento degli Europei che ad effetto domino, successivamente, comporterebbero l’avvio in ritardo della prossima stagione. Prime ipotesi che saranno valutate nel corso del Consiglio Federale convocato per oggi a Roma al quale i vertici avranno oggi la possibilità di partecipare anche via skype.
L’ipotesi dell’annullamento è da considerarsi estrema e non applicabile se la scadenza del decreto non dovesse esser prorogata. A spiegarlo è anche il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, nell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport: “Ho avuto dei colloqui con Adriano Galliani e altri presidenti di Serie A e di Serie B, – spiega – mi hanno informato dei rumors che stanno circolando su un’ipotesi estrema, e cioè che le autorità, non solo sportive, potrebbero annullare i campionati. Naturalmente, come tutti i cittadini italiani, i presidenti e calciatori si allineano alle decisioni del governo rispetto a un bene prioritario come la salute pubblica. Ma una volta ripristinate le condizioni ottimali bisogna giocare perché un eventuale annullamento del campionato comporterebbe per il calcio non dico la scomparsa ma quantomeno ritrovarsi in un baratro dal quale difficilmente tutti noi ci potremo rialzare. Oltre a una richiesta di danni da parte di sponsor e tv, bisogna pensare anche alla credibilità del sistema Italia, che ne risentirebbe non solo dal punto di vista sportivo. Anche i presidenti di calcio sono imprenditori, non si può immaginare di distruggere aziende che non producono beni materiali ma spettacolo, conclude Vigorito – aziende che soffrono come tutte le altre da un punto di vista economico e finanziario”.