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Benevento, Bucchi: “Siamo il peggio nemico di noi stessi. Coda ha buttato dieci anni, deve superarsi”

Benevento, Bucchi: “Siamo il peggio nemico di noi stessi. Coda ha buttato dieci anni, deve superarsi”

20 Settembre 2018 | by redazione Labtv
Benevento, Bucchi: “Siamo il peggio nemico di noi stessi. Coda ha buttato dieci anni, deve superarsi”
Benevento Calcio
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Vigilia di derby in Campania con Benevento e Salernitana che domani sera apriranno la 4^ giornata del campionato di Serie B. Un match già importante, non solo per la classifica, quanto per il significato che assume per entrambe le tifoserie. Al termine della seduta di rifinitura ha parlato l’allenatore giallorosso, Christian Bucchi:

“La Salernitana è una squadra forte con un ottimo organico ed allenata bene. – ha detto il tecnico – Saranno qui con la loro gente e l’entusiasmo dell’ultima gara con una vittoria meritata. Mi aspetto una partita difficile ed un grande Benevento con qualità e cattiveria. Non penso a martedì, ma una partita alla volta. In Serie A i valori son ben diversi, mentre la serie cadetta è molto difficile perché una squadra che teoricamente è meno forte, magari la trovi nel momento peggiore con un carico di positività. Ci interessa affrontare ogni partita nel nostro momento migliore. Siamo amici con Colantuono è un vecchio volpone e potrebbe mischiare le carte. E’ un organico completo e può cambiare sistema di gioco. Dobbiamo preoccuparti molto di noi. Il peggior nemico del Benevento è il Benevento stesso. Abbiamo regalato un tempo al Lecce, abbiamo dato la possibilità al Venezia di riaprirla, così come abbiamo vinto ad Udine e recuperato una gara praticamente persa. Credo talmente tanto in questa squadra che quando arriveremo alla continuità nei 100 minuti avremo la nostra solidità”. 

Una squadra che sta assumendo sempre più certezze e lavorando sulla sua identità. Passi in avanti con qualche riserva per la difesa: “La squadra sa bene quello che voglio. Se guardo i numeri penso che l’attacco vada a mille, ma in realtà a Venezia sono andati in gol i centrocampisti, quindi vuol dire che è la manovra che è funzionale. I gol presi a Venezia sono nati da contingenze. Non è un discorso di reparti, ma di capire i momenti della partita. Noi dobbiamo restare corti e compatti a prescindere, sempre da squadra. Quando ci spacchiamo non siamo squadra e diventiamo vulnerabili. Gli errori servono a farci riflettere, lo abbiamo fatto però portando 3 punti a casa e questo credo sia l’aspetto più importante”. 

Bucchi alla ricerca di equilibri, quanto passano dalle caratteristiche dei giocatori e quanto dalle loro interpretazioni: “Le caratteristiche dei singoli incidono la manovra offensiva. L’atteggiamento con cui si fanno le cose fa la differenza. A me piace una squadra che attacca alta e significa alzare il baricentro. SI torna alla vecchia difesa e bisogna saper accettare l’uomo contro uomo. I grandi giocatori non hanno paura di questo. Far calcio significa giocare per far gol, a me piace dare l’idea di giocare per attaccare e vincere, piuttosto che difendere e speculare. Secondo me abbiamo fatto un’ora di alti ritmi a Venezia ed i miei cambi sono serviti a tenere alta l’intensità”. 

Tempo di scelte per l’allenatore in vista anche del prossimo tour de force. Scelte obbligate in difesa, mentre da centrocampo in poi il trainer ha il solo imbarazzo della scelta: “Per Billong è normale che trovare il ritmo partita è determinante. Aver giocato in amichevole e poi a Venezia lo avvicina ad una condizione ottimale. Per Antei c’è il rientro da un infortunio particolare, lui clinicamente è guarito ma ha qualche fastidio che lo limita. Si avvicina sempre più ad un recupero completo, ma c’è bisogno di un recupero totale ma è difficile su questo fare una previsione. Costa è vicino al rientro, ma freno molto perché preferisco avere un giocatore che sta bene. Tuia sta lavorando bene e ha bisogno di lavorare in scarico per un po’. A Goddard dobbiamo dare il giusto tempo per raggiungere un certo livello anche di tenuta. Ha una concorrenza spietata e questo può essere per lui motivo di apprendimento. E’ giovane e credo che lavorando così arriverà l’occasione. Vedere allenare questa squadra mi mette quotidianamente in difficoltà. Venerdì guardando la panchina ho visto uno spirito bellissimo. Giocatori che sarebbero titolari dappertutto, sono stati i primi ad abbracciare i compagni. Chi è fuori soffre tanto, ma non perde di vista che il bene della squadra è superiore. Fare 25 invece che 40 partite ma da protagonisti è più importante, capendolo questo diventa il nostro punto di forza”. 

Su Coda ed il suo adattamento al tridente: “E’ un attaccante forte e completo. Uno che sa giocare a calcio, sta bene in ogni sistema di gioco. E’ un giocatore “pigro” e quando lo è gioca male, quando si muove e dà tutto invece gioca bene. A Venezia ho visto un grande Coda. Quando si muove gioca bene e crea occasioni, avrà la partita sporca e quella dove avrà 10 palle gol. Deve vincere i suoi limiti, non deve accontentarsi. E’ arrivato il momento di fare l’ulteriore step e dimostrare a se stesso che è stato un coglione a buttare dieci anni ad alti livelli”. 

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