Dalla disperazione di inizio agosto alle lacrime di gioia di metà maggio. Dai documenti che sancirono l’esclusione dal campionato di Serie B alla sciarpata dei 4000 -e oltre- di Rieti. Li’ dove rinasce l’Avellino che, dopo un solo anno di Serie D, torna nel professionismo. Nulla può il Lanusei: non sono bastati gli 83 puntii in 38 gare cosi come il maxi vantaggio: quella che per molti sarebbe stata una sentenza è stata, invece, una sfida per l’Avellino. A conti fatti, vinta…anzi stravinta: a due mesi dal termine del campionato, con un distacco di 10 punti, in pochi credevano nella rimonta, in tanti pensavano già al ripescaggio. E invece, giornata dopo giornata, i lupi hanno inanellato vittorie su vittorie fino a giocarsi lo spareggio che ha riportato il sorriso sul volto dei tifosi bianco-verdi. Molti dei quali lo scorso 7 agosto versarono lacrime dopo che il Tar bocciò l iscrizione dell l’Avellino in Serie B relegandolo ai polverosi campi della Serie D. E la rinascita non è stata affatto semplice: Gianandrea De Cesare, proprietario della Sidigas e dell’omonima squadra di basket, ma soprattutto uno che si affida più ai fatti che alle parole ha preso in mano la squadra nei giorni in cui per molte società il pre-campionato era già bello che iniziato. Nel viaggio ha voluto al suo fianco Claudio Mauriello, una scelta non casuale perchè il presidente rappresentava e rappresenta quel legame forte con la città, in quelle settimane delusa e sfiduciata. Musa e Graziani, rispettivamente direttore sportivo e allenatore, le novità di un Avellino che senza una divisa ufficiale nei primi giorni di allenamento, è stata costruita strada facendo. Nell’organizzazione e nella rosa che, inutile girarci intorno, ha zoppicato nella prima parte di campionato. Un saliscendi naturale si diceva, ma a Dicembre la decisione: squadra nelle mani di Giovanni Bucaro, alla seconda esperienza da allenatore in Irpinia. Ma la scintilla, almeno inizialmente, non è scattata e la dispendiosa campagna acquisti non sembrava fruttare, anzi il caso Alfageme potevva essere il sigillo su di un’annata da dimenticare quanto prima. Il -10 dal Lanusei di fine febbraio. poi, una condanna. E invece, come la fenice che risorge dalle proprie ceneri, l’Avellino negli ultimi mesi è stato un concentrato di volontà, determinazione, compattezza e passione, capace di scrivere una pagina di sport difficile da dimenticare. I 21 gol di Alessandro De Vena, il carisma di capitan Morero, il dinamismo di Da Dalt, l’esperienza dei veterani Sforizni e Ciotola , i giovani di talento come Tribuzzi e Parisi e la solidità Viscovo. Parte di un’armata che nel momento più importante, è stata guidata in modo magistrale da Bucaro e dal suo vice Cinelli.Trenta punti nelle ultime 10 partite, il resto è storia recente. È così le lacrime di quel caldo pomeriggio di inizio agosto hanno fatto spazio alla gioia in una fresca serata primaverile: stesso posto, immagini completamente diverse. E si, ad Avellino missione compiuta.
foto: pagina facebook Calcio Avellino SSD