E’una storia bella, particolare, suggestiva e intrigante, come del resto lo sono quasi tutte quelle che caratterizzano eventi e momenti di sport e non solo del nostro amato Sannio. Sembra uno scherzo del destino, oppure che ci sia stata una mano invisibile disegnata da qualcuno al di sopra di tutto e di tutti. La storica conquista della serie A della formazione del Benevento5 è arrivata nel mese e nell’anno in cui si celebrano i quaranta anni dello sbarco nel Sannio dell’amatissimo e popolarissimo calcetto. Il debutto ci fu al campo Pietà con lo svolgimento della prima edizione del torneo de Il Mattino con una partecipazione di squadra e e di pubblico incredibili. Un vero successo. Con calciatori, dirigenti e sponsor che regolamento alla mano cercavano di memorizzare in quei giorni ogni aspetto logistico e attuativo di questa piacevolissima e sconvolgente novità. Traffico bloccato quando si giocavano le gare e tutto esaurito a bordo del campetto. Tante stelle che davano spettacolo e dimostravano la loro bravura, come i vari Tonino Solinas, Ugo Frasca, Luigi Melillo, Roberto Antonaci, Filippo Zotti, Giovanni Dello Monaco, Peppe Feliciello, i fratelli Franzese, i fratelli Ricciolino, Giustino Melillo, Giancarlo Micco e la lista potrebbe continuare all’infinito. Ma tutto sarebbe quasi normale se la “storia” finisse quì. Invece da allora ad oggi c’è un filo conduttore, un minimo comune denominatore. All’epoca, sin dal primo torneo de Il Mattino c’era Franco Cantone, titolare dell’omonimo Bar Franco ubicato al viale Principe di Napoli che sposò questo sport e iscrisse la nostra città al primo campionato, trionfando a livello regionale con promozioni e vittorie a ripetizione fino a sfiorare la conquista della coppa Italia “derubata” da un arbitraggio (Ayroldi di Molfetta) pazzesco. Bene, Franco Cantone, guarda caso è lo zio dell’uomo che in maniera coraggiosa, testarda ha voluto Benevento, in questi anni ai vertici. Ha fatto e rifatto con costanza e perseveranza fino a raggiungere il traguardo. Sto parlando di Antonio Collarile, direttore generale e autentica anima della società il cui presidente è Pellegrino Di Fede e con la quale collaborano Vincenzo e Francesco Collarile, Valerio Tenga, Marco Maio, Fabio Sorice, Gerardo Dello Iacovo, Valentino Di Fede, Mario Fusco e Fabio Di Grazia, Salvatore Passariello ed altri ancora. Ma non finisce quì, sarebbe anche in questo caso semplice e forse banale. Pensate, Antonio Collarile era un buon calciatore di serie C2, ma alcuni anni fa a seguito di una visita medica gli fu inibità l’attività agonistica. E lui dovette appendere le classiche scarpette al chiodo e da quel momento come rivalsa ha organizzato una società modello, anzichè disinteressarsi e lasciarsi andare, dove non esistono mecenati o mega-sponsor o benefattori da fuori. Una società che si regge con gli sforzi ed i sacrifici di beneventani normali, gente appassionata e il contributo di sponsor ordinari iniziando proprio da Tabacchi Collarile, la storica attività di famiglia che fa capo a papà Cosimo Collarile e mamma Anna Cantone. Questa è una storia che dimostra che il Sannio, con senso d’appartenenza, coraggio, voglia, forza, può arrivare ovunque, senza miliardi, ma con il giallorosso e la beneventanità prima di tutto e di “invasioni” o intrusioni.
Bravi a tutti. GodetevelA. Un plauso alla squadra ed allo staff tecnico. Forza Benevento sempre…