Il Benevento tra rimpianti, incroci di allenatori con intuizioni non concretizzate, ricordi ed aspettative
Benevento Calcio
Questa prima parte del mese di novembre già triste storicamente e costellata dalla nuova preoccupante ondata della pandemia è anche quella dei rimpianti in casa giallorossa. Le due brucianti sconfitte consecutive contro Verona e Spezia prima della sosta in altrettanti scontri diretti, così come li avevano definiti numerosi addetti ai lavori, hanno alimentato ulteriormente i venti di crisi. In faccia a tutti è stata sbattuta nuovamente la dura legge della serie A, da tanti di noi, a dire il vero, prevista, ma ignorata, purtroppo, da alcuni “piloti” del nostro amato Benevento sia per quanto concerne investimenti e scelte di mercato che per la disposizione in campo e le scelte gestionali pre e durante i vari match. Peccato perchè così come accaduto per le prime tre giornate, la squadra sannita poteva recitare il ruolo di “club simpatia”, ma soprattutto di rivelazione come accaduto nella passata stagione al Verona, ancora prima al Sassuolo e così via…
Ma non è finita per quanto riguarda i rimpianti, anzi, proprio in questi giorni in cui le bocce sono ferme e c’è maggiore spazio per le riflessioni di vario genere ne vengono alla luce altre. Innanzitutto quella riguardante mercoledì 11 novembre 2020. Doveva essere il giorno della “prima volta”, di un orgoglio assoluto per l’intera comunità beneventana e sicuramente anche delle province limitrofe con la nazionale italiana di Roberto Mancini di scena al Ciro Vigorito nell’amichevole contro l’Estonia. Una gioia ed una emozione immensa che coinvolgeva tutti, visto che è stata l’aspirazione di sempre. Invece, il Covid-19 ha battuto anche questo eventi, bruciato il sogno di migliaia di bambini, giovani e anziani amanti della maglia azzurra e di un proscenio unico e particolare che faceva emozionare e suggestionare solo al pensiero. Il “numero uno” della Figc Gabriele Gravina ha promesso che quando ci sarà la possibilità e l’occasione si ricorderà di Benevento, per premiare una comunità che lui conosce benissimo ed apprezza sin dai primi anni del 90 quando i giallorossi battagliavano con il suo Castel di Sangro anche nel soffiargli l’allenatore Boccolini e calciatori come D’Ottavio, Bottalico e Puce con la gestione Cotroneo-Rillo. Speriamo che ci saranno di nuovo coincidenze favorevoli nel fissare il calendario.
Infine, più che rimpianto, anche se qualcuno indubbiamente è legittimato ad averne, c’è la curiosità o meglio una concomitanza che per certi aspetti ci vede coinvolti. I primi due mesi del campionato di serie A hanno decretato senza temi di smentita come allenatori più giovani, più bravi, di maggiore prospettiva e più moderni, nell’ordine Roberto De Zerbi, Ivan Juric e Vincenzo Italiano. Questo terzetto in qualche modo ha a che fare con il Benevento. Il primo che questa estate ha rifiutato Roma e Torino ed è destinato a sbarcare in qualche top club addirittura europeo la prossima estate ha avuto il trampolino di lancio nella stagione 2017-18 in A proprio nel Sannio. Ed a credere in lui fu Vigorito, poi il bravissimo trainer bresciano nonostante il forte rapporto di amicizia con la famiglia Vigorito tra cui Valentina e Rosanna oltre allo stesso presidente, pur in presenza di allettanti proposte di rinnovo andò via per motivi che tuttora restano misteriosi e per il club giallorosso fu una gravissima perdita e la “fortuna” del Sassuolo. In quella estate per sostituirlo lo stesso patron giallorosso pensò al croato Juric, ebbe anche degli incontri ma purtroppo non si arrivò alla firma pare per le esose richieste economiche e andò al Verona che fece “bingo” e nel Sannio si virò sul deludente Bucchi che giustamente ebbe il benservito a giugno 2019 dopo l’assurdo ko nei play off col Cittadella dopo una stagione con una serie incredibile di “autoreti”. Storia quasi recente, nell’altra estate prima di definire con Inzaghi l’intuizione del duo Vigorito-Foggia si chiamava Italiano. Ci fu anche la solita cena napoletana ma pare che le idee definite troppo integraliste dell’allenatore siciliano non convinsero in pieno e si preferì optare su Pippo Inzaghi, con lo Spezia che ringrazia. Degli incroci che confermano che il calcio è come la vita, con tante stranezze, con il destino che propone tante sorprese, ma anche che l’intuizione per le panchine (alcune però non concretizzate) negli ultimi anni da parte di Vigorito e di Foggia è sempre stata quella giusta, al di là di qualche eccezione e la cosa è emblematica oltre a dare adito a tante interpretazioni.
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