3 pareggi di fila, due 0 a 0 consecutivi ed i gol che mancano come il pane. Una squadra che non decolla, tormentata nel limbo del “seminiamo senza raccogliere”. Un allenatore passato a Benevento non molto tempo fa nei momenti meno fortunati, ammesso che conti il solo fato nel calcio, ripeteva più volte “non gira” con tipica gorgia toscana. Ancora una volta, a distanza di due anni, si aspetta che qualcosa torni a girare, la famosa ruota.
Giramenti a parte, il bilancio dei punti raccolti, a parte le lacune tecniche della rosa, sarebbe anche passabile se non fosse per delle aspettative che stesso dal club qualcuno ha pensato di alimentare. Che ci sia una fase si assestamento dopo il terremoto estivo, sarebbe anche sintomatico, ma qui il problema è un altro. Il problema è che di questo terremoto non se ne conosce ancora l’intensità, è stato proposto un progetto, ma non si conoscono gli ingegneri e le ditte che lo porteranno avanti. Nel frattempo sono stati già messi gli operai a lavoro…
Probabilmente, questa squadra avrebbe dovuto rendere qualche punticino in più, ma non è la squadra di Auteri. Esistono due tipi di allenatore: quello che allena chiunque, plasmando le proprie idee attorno al materiale a disposizione e quello che, invece, parte da delle idee imprescindibili attorno alle quali si costruisce una squadra. A Gaetano Auteri è stata solo data l’illusione, ma la rosa a sua disposizione non è quella che aveva chiesto. Giusto o sbagliato che sia che un allenatore abbia voce o meno in capitolo di mercato, se prendi il siciliano, sai perfettamente a cosa vai incontro. L’allenatore è arrivato a Benevento con delle aspettative che non si sono verificate, ed ora si ritrova ad allenare una squadra che non sente sua, incompleta per la sua idea di calcio. Idea che non cambierà mai, piuttosto si fa esonerare, ed imperverserà con la sua filosofia sino alla fine. Chiunque in questo momento metterebbe in discussione le proprie idee, ma Auteri no, la chiave è “continuare a lavorare”, sulle sue idee. Naturalmente. Giusto continuare senza metter in discussione le proprie idee iniziali? Testardaggine o filosofia? Chi se ne frega della risposta, Auteri è così, prendere o lasciare.
Staremmo qui a parlare di 3-4-3, attacco sterile e manovra leziosa se non fosse che il tecnico, purtroppo, si ritrova a gestire una situazione ben più difficile: l’emotività del gruppo. Storce un po’ il muso quando si ritrova a parlare della società, ma prova ad esser diplomatico con una nota di pepe quando dice: “La società è un po’ assente in questo momento, ma noi siamo sereni”. Il tecnico dice che lo scetticismo della piazza e l’alone di incertezza societario non intaccano il lavoro della squadra, ma da 1 a 10 quanto ci credete?
Il punto è: ciò che fuori è ancora poco chiaro, all’interno com’è? Poco male se incerto fosse solo per noi, l’importante è che i protagonisti sappiano realmente le cose come stanno. Qui nasce il paradosso. Staff, dipendenti e giocatori conoscono gli ingegneri, ma non ne conoscono perfettamente i progetti, vedendoli bazzicare da un cantiere all’altro.
Il terremoto porta con sé delle scosse di assestamento e le fondamenta ancora scricchiolano…
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