Tutto taceva da Melfi e mentre Auteri elogiava l’atteggiamento e la mentalità della propria squadra, i gialloverdi hanno preparato una gara che poi è stata fortemente influenzata dall’episodio al 24′ del primo tempo.
Che qualcosa non andasse lo si percepiva già dalle battute iniziali e l’atteggiamento dei padroni di casa, probabilmente, ha colto impreparato lo stesso Benevento. La squadra di Palumbo ha alzato subito il baricentro ed ha aggredito subito gli sprovvisti avversari. Emblematico il primo affondo di Tortolano ad una manciata di secondi dal calcio d’inizio con l’esterno gialloverde che ha subito bruciato la fascia sinistra. Padroni di casa bravi sin da subito a bloccare le corsie esterne e ad aggredire la fonte del gioco giallorossa, chiudendo subito nella morsa dei centrocampisti i due mediani, De Falco e Del Pinto.
Arriva, poi, l’episodio che non ti aspetti che coglie gravemente impreparata la retroguardia ospite: sul lancio di 50 metri, Mattera è protagonista in negativo di un triplo errore. La linea dei tre è schierata leggermente larga, data la mancanza degli esterni occupati nella metà campo avversaria, ma Mattera non è perfettamente in linea con Lucioni (anche se le immagini non riescono a chiarirne benissimo la posizione al momento del lancio). L’altro errore è quello di farsi sfuggire troppo semplicemente il diretto avversario ed, infine, l’intervento da tergo è dall’altissimo quoziente di rischio. L’ex Casertana prenderà pur la palla, ma è inevitabile il contatto che sbilancia l’avversario che in piena corsa rovina a terra. Rigore ed espulsione con poche attenuanti ed interpretazioni.
Tutto in salita per la squadra di Auteri che decide non di apportare nessun cambio, se non quello tattico, con il discutibile arretramento di Melara sull’out sinistro di un’improvvisata difesa a 4. Il suo Benevento sull’onda del nervosismo prova a gettarsi in avanti allungando i reparti alla caccia di un immediato pareggio che, forse, andava cercato in maniera più ragionata, provvedendo prima di tutto a non aumentare il passivo. Il Melfi, dal canto suo, poteva già chiuderla nei primi 45 minuti con la doppia occasione prima di Canotto e poi di Masini, pescato in posizione di off-side. Pochi minuti della ripresa e la frittata è pronta, con Giacomarro padrone di una buona fetta di campo e di tutto il tempo per armare il proprio destro, prendere la mira e sparare il rasoterra. Il secondo gol taglia già le gambe e l’autogol di Del Pinto è solo l’ultima sberla.
Difficile valutare una prova condannata sin dall’inizio, inevitabile il giudizio negativo per i giallorossi con i soli Lucioni e Piscitelli che, forse, si salvano. Il capitano prova come sempre a metterci una pezza, ma è solo nella retroguardia costantemente colpita dagli avversari. L’estremo difensore, se non altro, con un paio di interventi, prima tiene a galla i suoi e, poi, limita il passivo. Il paradosso del portiere miglior in campo, nonostante 3 gol subiti. Il Melfi fa il figurone nella propria tana che resta ancora imbattuta, il Benevento deve fare “mea culpa”. Non basta la qualità in qualche settore per campare di rendita, ma serve umiltà e fame allo stesso tempo, perché questa squadra ha bisogno di macinare chilometri e di un avversario che gli permetta di sviluppare il proprio gioco, altrimenti i giallorossi vanno in bambola e cadono in balia dell’avversario. Mancano le alternative di gioco e, perché no, la capacità di improvvisare. Bravi se la partita segue lo schema prestabilito, incapaci di reagire nel caso qualcosa vada storto.
Senza fasciarsi la testa, la sconfitta serve da lezione per riflettere sulle lacune tecniche e tattiche di un Benevento che, forse, già si sentiva arrivato…
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