Vittoria al cardiopalma per un Benevento che sembra quasi correre su una lunga pista d’aereo. Stavolta, i giallorossi son riusciti a decollare proprio all’ultimo metro e lo hanno fatto contro un’organizzata e ben messa Fidelis Andria, per certi tratti anche pungente e che ha fatto correre anche qualche brivido sulla schiena dei circa 200 supporters giallorossi presenti al “Degli Ulivi”. Match-winner è stato Amato Ciciretti, subentrato all’82esimo della ripresa, freddo e deciso all’ultimo respiro.
Scarto minimo, bottino massimo per un Benevento che ha creato ma che ha pagato la mancanza di un riferimento in avanti con dei meccanismi che, comunque, stentano a decollare e che hanno ancora bisogno di tempo per essere limati, senza dimenticare che ci sono le gambe ancora da sciogliere.
I giallorossi di F. Andria-Benevento li abbiamo visti così:
PISCITELLI 6: sufficienza d’obbligo perché, seppur per gran merito del reparto, il portiere resta imbattuto per la terza gara consecutiva. L’impressione è sempre quella di un ragazzo poco sereno e che avverte ancor troppo la pressione. Per ogni retropassaggio sembra quasi debba sorreggere un macigno sulle spalle prima di rinviare la sfera con il suo sinistro non proprio preciso. Nel primo tempo rischia la frittata sul tiro di Strambelli, ma sfiora quel tanto che basta la sfera per indirizzarla verso il lato interno del montante e, di fatto, il suo intervento risulta decisivo.
PADELLA 6: la sua prova è pressoché sufficiente e senza sbavature. Eppure, non è il Padella di sempre. Forse, deve trovare ancora la giusta dimensione nella difesa a tre, anche se le sue caratteristiche sembrerebbero proprio ideali per il ruolo di terzo. Spesso avanza rispetto alla linea per la prima impostazione di gioco, come scarico per il centrocampo o gli esterni, manovra spesso provata in allenamento e dettata dal tecnico giallorosso.
LUCIONI 7: quasi quasi ci sfiora l’idea di un precompilato per il suo giudizio perché ad ogni gara il capitano offre la solita garanzia. Non ne sbaglia una, comanda al meglio la linea dei difensori e ci mette una pezza quando i suoi compagni di reparto non sono impeccabili. Sembra essere perfetto, perché anche quando commette un errore è lui stesso a porvi rimedio. Quasi inesistente la coppia d’attacco della Fidelis e se contro il Foggia quasi inesistente era Iemmello e contro il Messina quasi inesistenti erano gli attaccanti, solletica l’idea che la motivazione possa esser comune. Quando può, sale nell’area avversaria ed è sempre un pericolo temibilissimo.
MATTERA 6-: Comincia male e nei primi minuti soffre le incuneate di Strambelli, poi prende le misure e rientra negli standard del reparto. Gioca d’anticipo e non fa tanti complimenti con le sue entrati rudi, ma spesso efficaci. Dei tre è, certamente, quello che ruba meno l’occhio ma sembra aver smaltito le emozioni delle prime che gli son costate qualche svirgolata di troppo;
MELARA 5: le sue caratteristiche sono adattabili a quelle di esterno puro di centrocampo, ma non sono del tutto congeniali al calcio di Auteri. Non attacca la profondità e per servirlo, i compagni devono calibrare sui suoi piedi. Spesso prova a puntare l’uomo, ci riesce poco, ma quando conquista il fondo i suoi cross non sono mai minacciosi. per ora, l’attenuante è la mancanza di un riferimento avanzato.
Del Pinto 6,5: gli addetti di Andria ci hanno appena contattato per dirci che non possono chiudere i cancelli del “Degli Ulivi” perché sul campo c’è un giocatore con la casacca giallorossa che sta ancora correndo. La descrizione sembra coincidere proprio con quella del centrocampista abruzzese. De Falco ha tutta la libertà di impostare e svariare perché, tanto, c’è sempre lui a coprirlo.
De Falco 7+: il migliore dei suoi. Padroneggia e si destreggia nel centrocampo con la leggiadria tipica di una ballerina all’Opera. Metronomo preciso e puntuale a tutto campo con la libertà di prima impostazione o di avanzare ed illuminare per gli attaccanti. I compagni sanno che scaricando su di lui, la sfera è in cassaforte. La combinazione? Qualità e visione di gioco.
Mazzarani 6-: a corrente alterna ma, certamente, la catena mancina funziona molto meglio di quella destra. Rispetto al collega di fascia opposta, conquista più volte il fondo e tenta qualche combinazione con Di Molfetta che dimostra che i meccanismi sono in rodaggio.
Di Molfetta 5,5: in crescita rispetto alla gara di mercoledì con il Messina. Il potenziale è alla luce di tutti, ma il suo talento è ancora troppo acerbo. Deve migliorare nell’intesa con i compagni e nell’intelligenza tattica e di gioco perché troppo spesso china la testa e si avventura in dribbling che non portano a nulla. Probabilmente, in questa fase deve esser ancora centellinato e gestito.
Campagnacci 5,5: Auteri lo getta dentro dal primo minuto perché le alternative sono ben poche. Palese il ritardo di condizione, dovuto all’infortunio che lo ha bloccato alle porte del campionato. Nel primo tempo è lui il riferimento avanzato, ma i risultati sono scarsi. Nella ripresa il tecnico giallorosso mischia le carte e lo defila sulla fascia, ma i risultati non migliorano di molto. Unico sussulto è una bella palla per Mazzeo che il numero 10 non sfrutta.
Mazzeo 6,5: è l’unico a brillare nel reparto offensivo, ma gli manca sempre quel pizzico in più per incidere. Sfortunato nel primo tempo con la traversa che avrebbe potuto incanalar la gara su dei binari diversi. Inventa e tenta di combinare con i compagni. Il solito Mazzeo, insomma.
Ciciretti 7: match-winner di serata. Servito in area, si incunea, mette a sedere un difensore e freddo piazza alle spalle dell’estremo difensore biancoazzurro il gol della liberazione. L’auspicio è che questa rete possa sbloccarlo definitivamente. Auteri punta su di lui, l’unico attaccante in grado di dar brio e vivacità al reparto.
Cruciani 6+: impatto positivo alla gara, in un ruolo dove ormai deve applicarsi se vuol trovare un discreto minutaggio. Il gioco è convulso nella fase in qui fa il suo ingresso in campo ma ha il grande merito di servire la palla gol all’attaccante romano.
Troiani sv
Auteri 6,5: dopo l’esasperato turn-over di mercoledì si riaffida all’intelaiatura solida del suo 11. Cerca di gestire al meglio l’emergenza in attacco ed adatta Campagnacci come riferimento avanzato perché l’autonomia dell’ex Reggina non gli avrebbe permesso di coprire al meglio la fascia e, soprattutto, per non limitare nuovamente Mazzeo, colui che ha più libertà d’azione, nonostante parta defilato. Stavolta, la sua mano si vede un po’ meno, ma legge bene la gara ed il risultato premia i suoi cambi.
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