Non capita spesso che un segretario comunale, chiamato in causa in più di una occasione, decida di vuotare il sacco delle pressioni e dica apertis verbis la propria opinione sul conto degli uffici di cui dovrebbe essere il coordinatore. A Benevento, però, la questione delle relazioni fra assetto politico e assetto burocratico è materia assai rovente da circa un ventennio. Pochi, forse, ricorderanno le trafile dinanzi alle stanze dei dirigenti certosinamente governate e precluse persino a sindaci senza il consenso del burocrate in persona, una sorta di deus ex machina del tutto svincolato dal potere politico se non addirittura ostile a quello. Di recente è però successo che qualche frattura si è consumata anche all’interno stesso di questa casta, che di se ha l’opinione della intangibilità, vedi le critiche espresse da Feola anche a Catalano nel suo intervento in aula, e così la perdita di coesione ha alla fine prodotto uno smottamento sensibile che ha permesso alla parte politica di conquistare qualche avamposto, complice anche il momento economico delicato che sta attraversando l’ente. Nella questione dei debiti fuori bilancio ecco che la Burocrazia di Palazzo ha finito per diventare il bersaglio preferito di ogni reprimenda e le parole forti del dottor Feola non hanno fatto altro che alimentare questa tensione che è ormai palese. Appare chiaro altresì che Feola sia stato autorizzato, tra virgolette, dall’autorità politica che con la riforma del Titolo V esprime il capo della burocrazia che una volta era gemmazione del Ministero degli Interni.
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