La voce affascinante di Tatiana Shshnyak ha fatto da prologo al pomeriggio al Triggio, tutto dedicato all’Abbazia dei santi Lupolo e Zosimo, i cui resti altomedievali riportano ad una stagione sublime di storia cittadina. Le vestigia del complesso monastico del IX secolo restituiscono però uno stato d’abbandono deprimente, oberato da secoli di oblio e dall’incuria umana. Oggi però questo spicchio di città rivive e ritorna dalle pieghe del passato grazie alla volontà del Fai, il Fondo per l’Ambiente, e a quella di Gesesa che con una donazione di 9000 euro ha voluto testimoniare la vicinanza all’arte e al recupero di siti in decadimento.
Una palina come primo stadio di disimpegno dal disinteresse, magari potrebbe sembrare poco ma così non è. Lo svelamento, col sindaco Mastella e Don Marco Capaldo, parroco del Triggio, un momento di riappropriazione di un bene caro a tutti.
I Morticelli, come viene popolarmente definito il complesso abbaziale, è comunque iscritto nella memoria collettiva beneventana, benchè la rovina regni sovrana. E tuttavia, è proprio lo stato di abbandono che rende questo sito ancora più affascinante, un luogo dell’anima che ci parla di un passato irripetibile e che inevitabilmente torna ad osservarci dai meandri della storia.