La Candidatura di Franco Damiano agita la vita interna del PD. Una designazione imposta dai vertici e blindata dall’establishment che, per molti versi saremo costretti a definire ancora decariano. Sul primo cittadino di Montesarchio non tutti i sindaci, e non solo loro, si sono espressi in modo favorevole. In molti avrebbero voluto un effettivo cambio di passo, una dimostrazione di quella esigenza di rinnovamento di cui il partito avrebbe assoluto bisogno ma che non riesce ad esprimere per manifesta inconsistenza di ricambio politico. Se c’è una colpa che si può addebitare al capataz è proprio quella di avere immerso il partito in un liquido amniotico impenetrabile al cambiamento, una blindatura che lo ha reso inattaccabile ma che lo ha anche condannato ad una debolezza cronica, alla desertificazione di qualsiasi spinta di rinnovamento che in questo momento sarebbe auspicabile. Disarticolare il dissenso e procedere alla sua neutralizzazione è stata, in sintesi, la “grundnorm” della gestione decariana che ora appare in crisi. Con questi presupposti ci si avvia alla data del 31 ottobre e alla quasi certa sconfitta elettorale del PD. Il voto ponderato di Benevento che Mastella ha sigillato per bene non da spazio ad eccessive illusioni e questo proietta Di Maria direttamente al piano nobile della Rocca. Subito dopo però è presumibile che si aprano giorni assai aspri per il PD. Già si preannunciano rese dei conti e l’apertura di confronti che andranno ad inerire la stessa gestione politica del partito. Valentino sul banco degli accusati? Parrebbe di si. Rumors vorrebbero fortemente irritati i sindaci che compongono il cda dell’Ato, per esempio. Panarese, D’Orta, Fusco e soprattutto Michele Napoletano starebbero seriamente pensando di dimettersi in acerbo contrasto con la linea di Rossano Insogna. La decisione di non presentarsi al voto del 28 settembre è stata giudicata come estremamente fallimentare e addirittura controproducente e politicamente miope. Valentino finirebbe nel mirino dei dissidenti proprio per la sua politica di appoggio a quella soluzione. Insomma, si prospettano giorni torridi e tuttavia molto di ciò dipenderà dalle proporzioni della eventuale sconfitta di Damiano; una debacle aprirebbe falle micidiali nel fortino della classe dirigente del PD locale e questo potrebbe dare la stura ad una evoluzione imprevedibile dei rapporti interni al partito.