Il pragmatismo decariano che aveva nei numeri la barra a dritta unica ed inconfutabile ora scricchiola e proprio sulla povertà delle cifre in cui è precipitato il partito. E neppure basta, questa volta, a lenirne i dolori l’accusa rivolta nei confronti di chi si identifica come anello debole della catena; la classe dirigente che fino ad ora ha incarnato il decaropensiero è condannata a restare al proprio posto, magari inaugurando una stagione di profonde interpretazioni del dato reale come mai in precedenza, ma inevitabilmente costretta a all’autarchia.
Valentino non si presenterà in direzione sabato pomeriggio con le dimissioni in tasca e questo è un dato di fatto. “Saremo disponibili ad ogni soluzione, da subito, analizzeremo in profondità le ragioni di una sconfitta che ci obbliga tutti ad una riflessione autentica e indifferibile”. Il segretario fa riferimento al documento, a firma di Lorenzo Guerini, che Roma ha indirizzato ai 6000 circoli dem sparsi lungo lo Stivale. Esso sarà prodromico al’Assemblea Nazionale del partito che aprirà la fase costituente dopo la sconfitta del 4 marzo. Fino a quel momento tutti resteranno al loro posto, le eventuali dimissioni si riterranno sospese in attesa del chiarimento e del confronto generale.