Balzo record dei consumi di frutta, ma distorsioni di filiera e speculazioni penalizzato le aziende produttrici, spesso impossibilitate a coprire i costi di produzione. Sono queste le due situazioni antitetiche sottolineate dalla Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione che scende a giugno ad un valore tendenziale dell’1,2%.
Nonostante l’aumento del 9,6% dei consumi di frutta, dovuto anche al caldo record di quest’estate, pratiche commerciali sleali lungo la filiera – afferma la Coldiretti – stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori. La Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti chiede perciò interventi per prevenire e perseguire questi atteggiamenti scorretti e avanza suggerimenti: “Occorre estendere al piu’ presto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che quella proveniente dall’estero venga spacciata come Made in Italy ed aumentare i controlli sull’ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta come se fosse nazionale”.
Non solo: “Serve un impegno di filiera per salvare il frutteto italiano che, negli ultimi 15 anni, si è ridotto di un terzo, circa il 33 per cento, con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante. Così – conclude la Coldiretti – si rischia di far perdere all’Italia il primato europeo nella produzione di una degli alimenti base della dieta mediterranea”.
