Non c’è dubbio alcuno che Francesco Maria Rubano sia il personaggio più in vista del momento. A 37 anni, chi scrive lo ha conosciuto a 15, ha già scalato parecchi gradini della scala politica, a partire dal suo feudo di Puglianello, è arrivato a Montecitorio, gode all’interno del suo partito di un prestigio crescente anche grazie alla sua capacità di posizionamento. Tajani è la sua stella polare col ministro che stravede per lui, una sponda che gli consente di costruire il suo presidio attuale di inespugnabilità che unito ad una certa scaltrezza lo rende un elemento per ora difficilmente attaccabile per coloro che, nel partito e sono molti, lo ritengono un opportunista, uno senza troppi scrupoli.
Epperò sbagliano, almeno in parte, perchè Francesco Maria non è solo tigna è dotato di quell’acume tattico, che va però ancora affinato, direttamente derivante dal suo vero mentore politico che è Clemente Mastella e se permettete non è roba da poco. Da Mastella ha preso tutto quello che era possibile prendere ed è evidente che il Ceppalonico lo soffra e pure parecchio perchè è la sua immagine quasi speculare; le sue armi di “distrazione di massa” con Rubano funzionano a scartamento ridotto, se non per nulla, e a poco vale non nominarlo quando nelle note stampa si cerca di rintuzzarlo o di attaccarlo a sua volta.
Ma Rubano è in piena ascesa. Qui da noi manovra un partito che fa proseliti a discapito del grande antagonista Matera che invece stenta, si prende il lusso di scompaginare gli equilibri della Provincia rovesciando i tavoli, magari avrebbe fatto meglio a rompere in sede istituzionale piuttosto che in una conferenza stampa, ma questi sono dettagli legati alla sua ancor giovane età. Resta l’unico che fa opposizione al potere mastelliano, gli va riconosciuto, anche se si potrebbe dire che è tipico degli outsiders, di coloro che vogliono prendersi la stanza dei bottoni e poi magari organizzare una stagione di tatticismi affine alla sua origine politica di stampo democristiano. Per ora si attrezza, costruisce la sua ragnatela, aspetta le Regionali con la consapevolezza di chi si appresta ad aprire con sagacia le porte del “suo” partito alla gran messe di sbandati in cerca di un nuovo ombrello sotto cui ripararsi se le urne diranno picche a Mastella. Egli valuterà, non farà incetta, questo è certo.
Il futuro è suo, a Benevento ed anche a Napoli. Non è un mistero che ambisca a prendersi il partito regionale visto che ora Fulvio Martusciello ha cominciato a decentrarsi con la rinuncia, manifestata, a candidarsi per le elezioni regionali dopo la vicenda della sua segretaria a Bruxelles. Un partito commissariato di cui lui farà da reggente in attesa del congresso quando sarà? A Roma è già cominciata la giostra e giù per li rami in Campania con i potentati azzurri che sono già entrati in fibrillazione.
Rubano è quindi l’homo politicus del futuro? E’ sempre auspicabile la prudenza ma la strada sembra essere quella, c’è poco da dire. Dalla sua ha la spasmodica irrefrenabilità di un De Caro con quarant’anni di meno, quella capacità indefessa di ruotare in moto perpetuo, di vivere la politica 24 ore al giorno, l’ambizione sfrenata, a volte una certa alterigia che va modulata nei rapporti con la stampa, tanto per fare un esempio. Dalla democristianità dovrà assimilare quella capacità di assorbire le critiche e dribblarle, evitare quella sindrome un po buffa da “superiorem non recognoscens” che spesso lo attraversa, rendersi disponibile anche alle domande più ficcanti e forse cattive pescando dal bagaglio dell’esperienza, affrontarle e non svicolarle evitando di dettare lui l’agenda di ciò che un cronista deve o non deve chiedergli. L’età ancor giovane lo assolve ma dovrà capirlo in fretta.
In definitiva, egli appare senza dubbio come l’uomo del momento e questo semi-panegirico, volutamente tale ma non troppo, ci è sembrato opportuno per definire un soggetto politico assai dinamico in un contesto bradicardico e in una stagione di lunga attesa dove forse i gerontocrati stanno per danzare il loro ultimo valzer…forse…