Raramente ci è capitato di assistere a due versioni dei fatti radicalmente contrapposte dopo un veretice politico. Raramente un presidente è stato visto tanto in difficoltà da dover dare alla stampa un punto di vista dicotomico rispetto alla tesi portata avanti dalla controparte. Alla Provincia di Benevento, o lettori, è andato in scena una sorta di commedia dell’assurdo; da un lato i tre partiti Forza Italia, Fratelli d’Italia e PD che chiedevano l’azzeramento delle deleghe, dall’altro Lomnbardi e i consiglieri di Noi di Centro completamente sordi a questa istanza.
Ma Lombardi, presentatosi al cospetto della stampa, ha parlato di confronto probante, di segreterie di partito “alibi” rispetto ai consiglieri e delle tre deleghe che furono di Agostinelli, ai tempi della sua militanza in Noi di Centro, a disposizione della fu minoranza e che sostanzialmente ci sono basi di convergenza. Quersti i passaggi chiave della sua intervista
Una versione che Agostinelli, Fuschini e la Iachetta percepiscono in modo “lunare”. A turno ribadiscono che la chiave di volta è l’azzeramento delle deleghe e la costruzione di un governo istituzionale della Rocca. Ogni altra proposta è rigettata al mittente.
Insomma, è andata in scena la migliore tradizione veterodemocristiana degli ultimi tempi, anche da chi non è mai appartenuto a quella cultura politica. Restano le distanze e resta Lombardi vaso per nulla di coccio ma comunque più debole in mezzo alla congerie politica di chi non accenna a mollare il potere e chi vorreebbe assumerlo, sia pure in modo altro rispetto alla prassi.