De Luca interpreta se stesso e mostra i muscoli. Dalla conferenza stampa di stamattina viene fuori nient’altro che il personaggio che siamo abituati a conoscere, anzi la dose è rincarata dalla estrema virulenza del momento. Il Governo impugna la legge regionale? Lui assomma su di se l’intero onere della questione, parla di attacco politico ad personam, è De Luca che si intende colpire. E allora si va avanti, niente dimissioni o alchimie tattiche e lo dice apertis verbis sfidando Governo e partiti.
Parla dei sistemi elettorali delle esperienze venete, marchigiane, piemontesi che nessun governo ha ritenuto anticostituzionali a differenza della legge elettorale campana deliberata a novembre del 2024.
E’ un De Luca agguerrito. Si contrappone alla politica politicante mentre lui incarna quella dei territori, separa se stesso da coloro che reputa nemici, l’intero apparato dei partiti in primis il suo. Promuove una grande iniziativa che chiama battaglia democratica, annuncia mobilitazioni in lungo e in largo per sensibilizzare l’opinione pubblica e sfida la Consulta, senza reticenze.
Poi chiude il cerchio. E pare un comunicato di guerra per la risolutezza della parola ma questo fa parte del personaggio.
