(alca) – La crisi al Comune di Avellino emerge in tutta la sua gravità dopo l’intervista rilascia a Il Mattino dall’ex sindaco Gianluca Festa che mostra i muscoli e manda messaggi inequivocabili all’attuale fascia tricolore Laura Nargi e alla città. Frasi del tipo, “alla fine è stata scelta lei per la candidatura perché doveva essere chiaro che votandola si stava votando me”, come pure “non era neanche tra le scelte individuate, rappresentate da Marianna Mazza e Ugo Maggio”, oppure “dovrebbe farmi una statua”, sono inequivocabili.
E ancora solo “un’ordinanza del gip mi ha impedito di fare il sindaco e quell’ordinanza è stata dichiarata illegittima dalla Cassazione”. Insomma, dopo l’approccio moderato della sindaca all’assenza dei “festiani” all’ultimo Consiglio comunale, la risposta è stata ancora più determinata dell’atto in sé di non far presentare in aula i 14 consiglieri eletti nelle sue due liste. Festa afferma che il problema non sono le due deleghe assegnate senza un’intesa precedente, quelle allo Sport e all’Istruzione, ma il fatto che la sua ex vice non stia portando avanti il suo progetto per la città, definito rivoluzionario.
E cita: la riqualificazione di Borgo Ferrovia, l’ampliamento della Smile Arena, la realizzazione di un parcheggio al posto dell’attuale casa comunale, la sistemazione dell’Eliseo e del Teatro Gesualdo, la riqualificazione dei resti del castello e la valorizzazione del sito con la possibilità di effettuare visite virtuali… Questi e altri i punti dettati dall’agenda dell’ex sindaco ora, a suo dire, vedrebbero la Nargi titubante. Da qui, secondo le sue affermazioni, la mancata firma di accettazione sulle nomine dei suoi assessori. A sottolineare chi comanda.
E proprio sul programma che sarebbe stato stabilito nella fase pre-elettorale, Festa chiede chiarezza, anche attraverso l’annuncio della sindaca di quanto da qui in avanti andrà a realizzare. Altrimenti meglio andare al voto. Anche perché, afferma, che o nel 2025 o nel 2029, comunque sarà nuovamente lui il primo cittadino del capoluogo irpino. Dimenticando, forse, che probabilmente già a fine gennaio sarà sottoposto ad una richiesta di rinvio a giudizio per il primo filone dell’inchiesta Dolce Vita. E, a prescindere da come finirà il processo, anche questa volta la sua candidatura al Comune è quanto meno inopportuna visti i capi d’accusa.
Dall’altra parte, però, c’è la prima sindaca donna di Avellino in evidente difficoltà. Senza più una maggioranza, né una giunta. Forse è giunto il momento di tirare fuori un po’ di grinta davanti al bivio che si è cristallizzato e che tutti vedono tranne lei: dimettersi e salvare almeno la propria immagine e quella della città, o cercare un’altra maggioranza sulla base di un programma a tempo preciso e condiviso per realizzare un decalogo di cose urgenti e poi ridare la parola agli elettori. Vedremo come finirà, intanto Avellino è oggettivamente senza un’amministrazione per l’ennesimo scontro interno su potere e poltrone.