Un partito contro ma pure le tenaglie della magistratura, penale c contabile fa poca differenza. Tutto lascerebbe supporre che l’ipotesi di dimissioni del Governatore De Luca sia molto di più di una suggestione; potrebbe essere la exit strategy per cogliere tutti di sorpresa e costringere tutti ad una affannosa rincorsa verso le elezioni di primavera. Un effetto domino dalle conseguenze davvero imprevedibili anche perchè, ad ora, l’unico candidato presente è proprio lui, il presidente della Regione Campania. E non molla, per nulla. Ora, la situazione potrebbe deflagrare da un momento all’altro visto che il Bilancio di Previsione è stato approvato a maggioranza per una manovra complessiva di 38 miliardi compresi i fondi vincolati e le partite di giro.
Si diceva della manovra a tenaglia che si stringe attorno a De Luca. La condanna della Corte dei Conti per la questione delle covid card è di certo politicamente rilevante perchè lo erode dall’interno così come accade per le tegole giudiziarie di Alfieri e di Cascone e se è vero che il centrodestra si è lanciato a valanga contro il presidente, a sinistra non c’è stato commento alcuno e nemmeno dai deluchiani di più fervida religione. E allora ecco che la vecchia manovra delle dimissioni riprende quota per uscire dall’angolo e organizzare la controffensiva.
In che modo? Con quattro liste civiche che i pasdaran deluchiani starebbero componendo per essere pronti alla pugna e a cui potrebbero aggiungersi anche i dem “de noaltri”, quelli sanniti i decariani, che con De Luca hanno stretto un patto robusto dopo anni di profonda diffidenza, tanto per utilizzare un eufemismo, nell’unanime avversione nei confronti del Nazzareno. Quindi quattro o cinque o addirittura sei liste civiche a supporto e non sarebbe una novità visto che nel 2006, a Salerno alle stesse condizioni di oggi, De Luca sbaragliò il centrosinistra e si impose; per molti versi potrebbe farlo anche in questa occasione perchè Roma gli è implacabilmente ostile e sul terzo mandato non intende fare nessun passo indietro ma un candidato di calibro non ce l’ha. E visto che il dado è tratto e che margini per ricucire non ce ne sono non resta altro che lo scontro frontale e poi si conteranno le perdite.
Elezioni anticipate che condizionano anche il campo del centrodestra. Piantedosi si è tirato indietro perchè ha capito che i tre partiti non si sarebbero svenati per lui e lui ha preteso totale convergenza. Restano Zinzi, Cirielli e Martusciello. Questi tre nomi saranno calati sul tavolo nazionale con Fratelli d’Italia che rivendica l’imprimatur ma senza porre condizioni, così come ha ribadito lo stesso senatore Matera nella conferenza stampa di sabato.
Ovvio che il fil rouge che collega il Sannio al più generale contesto politico è forte. Qui c’è l’enigma Mastella a farla da padrone e in questi casi il sindaco è un maestro nel capire le dinamiche prima degli altri. Certo nelle ultime occasioni ha peccato di “ubris”, e’ sembrato appannato, ma ora sarà diverso perchè i tempi che gli aprono dinanzi si presentano assai complessi e complicati da leggere. Valuterà e deciderà a chi dare il suo 10%, il 16 di cui parlava qualche mese fa è francamente irraggiungibile.