Riteniamo che la salvezza dal fallimento dell’Alto Calore sia un passaggio fondamentale per salvaguardare la gestione pubblica dell’acqua nella nostra provincia e in tutto il sud Italia. Il nostro comitato si batte da anni per questo obiettivo e sottolineiamo che quella di oggi è soltanto una tappa intermedia per arrivare a preservare quella che per noi e per le future generazioni è la risorsa più preziosa.
Purtroppo a 15 anni dal referendum che sancì la gestione pubblica dell’acqua siamo ancora al punto di partenza e nessun governo che si è succeduto da allora si è mai impegnato a fare una legge che garantisse l’esito referendario, anzi negli ultimi tempi abbiamo assistito a varie operazioni volte a far entrare i privati nei capitali delle aziende pubbliche: a cominciare dall’ex EIPLI diventato Acque del Sud, che gestisce anche alcuni bacini idrici nella nostra Provincia, all’ultima legge approvata dalla Regione Campania che istituisce una società mista pubblica privata per la Grande Adduzione Regionale di cui fanno parte l’Acquedotto della Normalizzazione e le sorgenti di Cassano Irpino.
Ribadiamo per l’ennesima volta che non è sempre vero che la gestione pubblica comporta sprechi e inefficienze, basti pensare che in Italia ci sono tanti esempi di aziende idriche totalmente pubbliche amministrate bene che riescono a fare investimenti come a Napoli, a Milano, a Torino, in Veneto ed in Puglia.
Invece in Irpinia siamo in piena emergenza idrica, alla carenza di precipitazioni si aggiunge la situazione disastrosa delle reti che la mancanza di investimenti negli anni ha reso fatiscenti, di cui la colpa non è solo di Alto Calore, ma anche dei comuni a cui appartengono le reti locali e della Regione a cui competono le reti della grande distribuzione
Per affrontare questi problemi è necessaria una collaborazione di tutti gli Enti coinvolti e delle forze politiche, con il risanamento di Alto Calore si avvii allora una nuova fase, non solo finanziariamente virtuosa, ma che non lascia più spazio a clientele, inefficienze e sprechi, la crisi climatica non ce lo consente più.”