A Mastella non piace la nuova legge elettorale regionale in via di discussione. Essa estromette i sindaci e questo al Primo Cittadino beneventano risulta come una cosa grave contro cui bisognerà intervenire. Il sindaco però incassa un risultato importante, di ordine morale: il rinvio a giudizio deciso dal Senato a carico di Carlo Calenda che lo aveva accusato di avere relazioni con l’universo mafioso e per quel che gli constava non avrebbe avuto senso “portarsi dietro, sia pure per interposta persona, Cuffaro, Cesaro e Mastella.
La cultura della mafia è l’opposto dei valori europei”. Parole assai forti che sono bastate al nipote di Comencini per constatare sia la risolutezza di Mastella, che non ha arretrato di un millimetro, sia l’isolamento politico in cui è sprofondato.
Lui, Mastella, a dire il vero lo avrebbe anche “perdonato”, se solo questi si fosse scusato con lui, o come disse in piena campagna elettorale europea, avesse messo da parte le polemiche e avesse aderito alla compagine di centro. Nulla di tutto ciò si è verificato e allora si andrà a giudizio.
In terra sannita Mastella sembra vivere alquanto paciosamente questa congerie politica. Dispone di una maggioranza che non ha alcuna intenzione di cedere ai fisiologici malpancismi di chi vorrebbe di più e ottiene di meno ma sa bene che al di fuori del ventre molle mastellista durerebbe lo spazio di un mattino. Potrebbe al massimo rimpastare la sua giunta ma a conti fatti non conviene turbare gli equilibri. Meglio vivacchiare e prerparare senza rotture di scatole le prossime scadenze elettorali per le quali occorre il massimo della compattezza possibile.
Qualche grattacapo glielo procura Altrabenevento, sulla spinosa questione Torre oppure sul coacervo di ambiguità del Malies ma anche qui è tutto molto relativo e la sensazione è che tutto proceda di conserva. Qualche pernsiero latente lo potrebbe turbare per la esigua maggioranza, risicatissima, che ha in Provincia dove Forza Italia ritiene che la maggioranza non abbia più i numeri per governare la Rocca. Ma anche qui ha le contromisure del caso.
Valenza squisitamente politica a parte, per il resto la monocrazia lombardiana basta e avanza a mandare avanti le cose. E poi Agostinelli, l’ago della bilancia, è approdato in un partito assai poco ostile a Mastella e ha già fatto intendere che per questioni di opportunità e di coerenza di votare contro non ne ha alcuna intenzione e al massimo potrà astenersi. Mastella lo sa e lo conferma
Più chiaro di così…