Mala tempora currunt per Carlo Calenda. Galeotto fu quel tweet e chi lo scrisse, e cioè proprio lui il nipote del grande Comencini, che osò accostare il nome di Clemente Mastella nientemeno che alla mafia. E mal gliene è incolto, perchè il sindaco lo ha querelato e ieri la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato non lo ha salvato rinviandolo al giudizio dell’Aula dinanzi alla quale sarà da solo a difendersi pèerchè quel che fu del campo largo del centrosinistra pare essersi liquefatto e quindi nessuno tra PD, 5Stelle, per non parlare di Italia Viva s’è prodigato e si prodigherà più di tanto per andargli a sostegno e la destra si è astenuta. Mastella, che in patria accusa più che una defaillance, a Roma raccoglie soddisfazioni e si prepara al processo, sempre che il Laticlavio alla fine scarichi del tutto il rivale.
“Il via libera della Giunta delle elezioni e immunità del Senato a procedere, per sindacabilità, nei confronti di Calenda è un fatto di civiltà giuridica”, afferma Mastella che commenta la decisione della giunta, ed è giusto che quando si passa il segno, mettendo in discussione l’onorabilità di una persona, anche l’opinione del parlamentare sia sottoposta al giudizio terzo della magistratura”.
Mastella aveva offerto il ramoscello d’olivo a Calenda dicendosi cristianamente disposto a rinunciare a tutto se l’altro avesse chiesto scusa. Ma le scuse non sono arrivate, anzi Calenda aveva cercato di salvarsi in corner parlando della sua come di una “valutazione politica” irritando ancora di più l’inquilino di Palazzo Mosti. Il quale avevas già liquidato come goffi i tentativi di negare l’evidenza della grammatica e questo per Mastella è stato segno di arroganza, a giudizio del Primo Cittadino beneventano.
Calenda è quindi la prima vittima del defunto campo largo. Nessuno a sinistra s’è stracciato le vesti per difenderlo, nessuno a destra ha ritenuto di seguire le orme di Sergio Rastrelli che il 18 settembre scorso aveva espresso perplessità sulla concessione o meno dell’autorizzazione a procedere definendosi ipergarantista.