Lo aveva anticipato senza troppi giri di parole: “sono il più autorevole candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania”. Era il 13 giugno, le elezioni europee erano state appena celebrate e lui, Martusciello, aveva trionfato con 97861 preferenze un autentico plebiscito. I numeri, quindi, che sfondano il muro delle alchimie tattiche fra i tre partiti della coalizione di centrodestra la cui simpatia reciproca è scarsa e questa corsa in avanti lo sta a dimostrare. Martusciello torna quindi oggi, alla fine dell’estate, ad autocandidarsi benchè ammetta che la scelta spetti al Nazionale, ma lui sa di avere forza e numeri e di non essere solo uno sfidante; ha anche velleità di vittoria finale. E qui occorre l’unità della coalizione che ora pare non esserci.
Come non c’è affatto a Benevento dove esiste uno scontro frontale e personale tra le due rappresentanze parlamentari che rende davvero arduo il compimento della sintesi. Che potrebbe anche non essere necessaria. In questo momento storico non è azzardabile fare previsioni ma se di mezzo c’è un divertissment allora va anche bene farle. C’è un centrodestra a due velocità, Forza Italia e Lega. Al momento è questo, ufficialmente, il nerbo della coalizione in attesa che Fratelli d’Italia chiarisca da che parte stare, ma si sa bene che Matera auspichi un ingresso di Mastella a destra che al momento non appare nei radar.
Dall’altra parte c’è il PD che dovrebbe candidare Gino Abbate secondo i patti stabiliti al momento dell’ingresso di Ginettaccio tra i Dem. Che non sembra abbiano troppe pedine da proporre, sempre allo stato attuale, una fase che tra i decariani dura ormai da un decennio e più.
Mastella ha in mano il pallino del gioco. Ha il controllo di tutto il potere, dagli enti di primo a quelli di secondo livello, fino ad arrivare alla sua nomenklatura, ai suoi colletti bianchi, al suo entourage professionale e imprenditoriale e al contributo della bassa manovalanza delle truppe mastellate. Non ha però classe dirigente adeguata, fatta eccezione per un paio di elementi, che ha sagacemente deciso di non dotarsi e di non far crescere, avvolto in un “solipsismo congenito” e questo denota anche la mediocrità della sua azione di governo. Il sindaco non designa eredi e la moglie resta l’unica sintesi possibile dinanzi agli appetiti contrapposti e anche legittimi di coloro che ambiscono alla successione.
L’elemento di novità, però, che potrebbe fare capolino in questo scenario politico è il connubio affaristico-imprenditoriale che già si va avvertendo da qualche tempo. L’unione di quelle forze che hanno fiutato quei tre o quattro grossi affari che non è complicato individuare e che attirano le loro velleità. Per la verità qualche approccio sarebbe già avvenuto tra costoro ma lontano da Sferracavallo, una sorta di giro di orizzonti per saggiare le condizioni e capire se il progetto è fattibile. Tutto ancora in itinere, sia chiaro, ma dalla loro questi signori mettono sul tavolo un mucchio di quattrini, una potenza imprenditoriale di primissimo ordine, una capacità anche mediatica poderosa. Il loro candidato potrebbe essere una personalità al di sopra di ogni sospetto e capace di raccordare.
Tutto questo alla viglia di una delle stagioni politiche più delicate degli ultimi decenni. Un biennio che annovera Regionali, Provinciali e per finire le Amministrative cittadine. Signori, parte la giostra.