A margine, ma non troppo, del “duello”, perché ormai di questo si tratta, tra Antonio Gengaro e Laura Nargi, aspiranti sindaci di Avellino impegnati nel ballottaggio che vedrà nuovamente alle urne gli elettori domenica e lunedì, c’è la figura del deputato irpino di Fratelli d’Italia, Gianfranco Rotondi.
Il parlamentare avellinese, che dall’inizio ha sostenuto la candidatura di Rino Genovese, l’outsider del voto nel capoluogo capace di raggiungere il 22%, ora coerentemente ha espresso il suo favore alla decisione di quest’ultimo di appoggiare l’ex vicesindaca di Gianluca Festa, precedente primo cittadino ai domiciliari dal 18 aprile nell’ambito dell’inchiesta Dolce Vita sull’amministrazione di Palazzo di Città.
Anche perché il sostegno a uno schieramento civico è più in linea con il progetto del “Patto Civico” supportato al primo turno. Nella logica di Rotondi, che poi ricalca quella di Genovese, se si vuole impegnare la compagine nell’extra time decretato dalle preferenze registrate, l’unica opzione è questa. Del resto, una base ideologica molto più vicina al centrodestra e con ispiratori di 2 delle 5 liste come Angelo Antonio D’Agostino (Forza Avellino) e Livio Petitto (Moderati e Riformisti) non permette discorsi diversi. Anche se, i due esponenti politici erano stati elementi fondamentali del precedente asse proprio con Festa, poi abbandonato di fronte alle indagini della Procura.
E così chiamato in causa da Gengaro che, è bene chiarire, non ha dato una sua disponibilità a ragionare con Genovese su programmi e poltrone nell’eventualità di un’elezione a sindaco, Rotondi risponde per le rime.
“Anche oggi – scrive sul suo profilo social Rotondi – il candidato sindaco di Avellino mi riserva una attenzione, e accusa me ed altri due simpatici amici di ‘vendere la città di Avellino’ alla sua competitrice Nargi, in cambio di un ‘piatto di trippa’. Ora, non conosco da molto tempo la signora Nargi, e tantomeno sono informato delle sue qualità di chef. Può darsi che la possibile sindaco di Avellino sappia cucinare bene la trippa, e che Gengaro sia informato della circostanza, o addirittura abbia assaggiato la pietanza, e ne sia rimasto così suggestionato da ipotizzare che una porzione di quella trippa abbia potuto smuovere un trio di civici democristiani verso un patto al secondo turno. Almeno per quanto mi riguarda, non è di trippa che ho bisogno, abitando a Roma mi viene servita sin troppo di frequente”.
E conclude: “Una eventuale corruzione elettorale dovrebbe virare su pietanze meno usuali, sarà mia cura ragguagliare Antonio sui miei menu preferiti, magari invitando a cena lui e la Nargi, chiunque dei due prevalga in questo ballottaggio che inizia a diventare davvero divertente”.