I Mastella ci sono e confermano il loro successo da piccola forza locale, questo è vero, ma con un potenziale di crescita di cui sono sicuri si avranno notizie per le prossime scadenze elettorali. Perchè la Premiata Ditta ceppalonica già è proiettata alle Regionali e quel tesoretto di 30mila voti o moco meno lo immaginano schizzare ai famosi 100mila del 2020.
Insomma, è inutile soffermarsi sul fatto che questa tornata elettorale europea, condotta a mani nude e senza neppure la sponda del derelitto Renzi, loro la considerano un vero trionfo; primo partito in città, seppure con un non eccezionale 24,8% e 4800 voti, se ne aspettavano di più ma incide, diciamo il forte astensionismo e lo scarso interesse della gente per un voto che si avverte lontano, affermazioni anche nella vicina Irpinia, Sandra Mastella che prende più voti in provincia di Giorgia Meloni, il mastellismo che si ricava uno spazio tra partiti veri e propri, loro forza dichiaratamente locale, e alla fine vince, sempre secondo l’analisi dell’establishment.
Plausi a Nino Lombardi, che se l’è vista brutta ma alla fine ha vinto, e a tutti i sindaci, quasi una quarantina, di cui ora Mastella può disporre. E Sandra Mastella che mette in faretra una nuova esperienza, positiva a metà, senza elezione ma era l’ultima cosa cui pensare e la colpa, poi, è di Renzi e pure di Calenda che non hanno trovato la quadra necessaria.
Alla fine, al di la dei proclama che immancabilmente imperversano in queste circostanze, Mastella resiste, in provincia e pure in città dove il fortino, messo in allarme da elementi endogeni più che esogeni, tiene ed è reso ancora più solido dalla non belligeranza di Fratelli d’Italia, per esempio, e dalla inesistenza delle segreterie politiche cittadine dei grandi partiti per cui l’opposizione si riduce a quella consiliare, ad Altrabenevento e a poco altro.