“È del tutto evidente che il riferimento alla cultura mafiosa è fatto nei confronti della condanna di Totò Cuffaro. In questo senso non ci sono dubbi come riportato nelle motivazioni della sentenza della corte di Cassazione, dove i giudici scrivono, ‘l’accordo politico-mafioso tra il capo mandamento Giuseppe Guttadauro e l’uomo politico Salvatore Cuffaro, e la consapevolezza di quest’ultimo di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti’. Per quanto riguarda Mastella, certamente un politico molto distante dai valori di Azione, mai lo si è definito mafioso”. Così in una nota fonti di Azione in replica alle dichiarazioni del primo cittadino di Benevento che ha annunciato una querela nei confronti di Calenda.
Mastella che in un comunicato ha confermato che non ritirerà la querela: “La velina anonima, priva di qualsiasi firma, con cui da Azione fanno trapelare una correzione del tiro, non esime Carlo Calenda dalle sue responsabilità. Da vecchio professore di storia e filosofia conosco la consecutio temporum e nelle frasi di Calenda c’era un’associazione evidente tra la cultura mafiosa e il mio nome. Reitero a Calenda la richiesta di rinunciare per questa vicenda al salvagente dell’immunità parlamentare. Una persona perbene avrebbe firmato la nota e chiesto scusa, cosa che non ha fatto. La querela resta in piedi”