Mastella nell’ora più delicata della sua seconda vita politica. Certo nulla a che vedere con i fasti di un tempo ma la doppia sindacatura ha rappresentato un nuovo fronte per uno come lui abituato a tenere in vita governi. Appare chiaro che la dimensione locale non avrebbe mai potuto accontentarlo e allora ecco l’urgenza di una vetrina nazionale che gli potesse ancora dare la sensazione dei grandi palcoscenici che furono.
Ma Noi di Centro non è l’Udeur e neppure la caratura dei suoi interpreti e questo aumenta la sua depressione. Se poi qualcuno lo abbandona la circosatanza diventa ancora più intollerabile . Il Centro che aveva immaginato e a cui ha legato i suoi residui destini di grandeur praticamente dilaniato da personalismi e particolarismi e allora dinanze alle domande di Cristiano Vella appare un Mastella quanto mai abbacchiato, un messaggio poco incoraggiante per i suoi.
Un argine alla autonomia differenziata? Per Mastella non solo è politicamente obbligatorio ma è eticamente doveroso e in modo colorito, ma non è una novità, traccia quello che sarebbe dovuto essere l’atteggiamento di netta contrapposizione che i suoi compagni di cordata, ma non si sa chi realmente siano, avrebbero dovuto tenere.
