Un dicembre che prelude alle elezioni del 21 , il giorno non è più il 20 dopo le ormai famose eccezioni sollevate dal neoforzista Parisi che denunciò alcune irregolarità di conteggio delle scadenze delle presentazioni delle liste e che mandò in bestia Mastella in una mattinata convulsa di fine novembre. Le Provinciali rappresentano la colonna portante della strategia mastelliana perchè un eventuale scivolone, e i prodromi parrebbero anche esserci, comporterebbe un effetto domino inarrestabile su tutto il resto e Mastella lo sa molto bene.
E tuttavia, la domanda è: chi gli rimarrà fedele? Sulle prime potremmo dire che è ancora presto per un “rompete le righe”, qualcuno a Palazzo Mosti per esempio potrebbe essere indotto a prendere l’iniziativa non prima della prossima primavera, a Europee celebrate, ma è indubbio che i falangisti meno accesi da sacro furore si guardino attorno, annusino l’aria. I pasdaran, quelli, se ne staranno quieti all’ombra del Ceppalonico ma tra loro saranno ferini per prendere la posizione migliore; epperò tutti sanno che il Principe non designa, ogni cosa se la dovranno conquistare con le unghie e coi denti e dovranno dar prova di assoluta determinazione.
Ora, due pedine del mastellismo, da tempo, sembrano orientati altrove. Uno è Ginettaccio Abbate che però cincischia, anche lui fa professione di attendismo. Nel frattempo però orienta i suoi su posizioni critiche all’interno della maggioranza ma fondamentalmente appare sempre più distante da Mastella o così vuol dimostrare. Sa che di rimpasti Mastella non e farà o quanto meno non ne farà ora ma lui si fida poco ormai e delle promesse future del suo paziente ancora meno e allora lascia circolare la possibilità che in tasca abbia un mezzo accordo col PD per dare una mano ad Angelo Moretti, la cui candidatura ha fatto incazzare di brutto sia Miceli che Perifano. Insomma, Ginettaccio si considera una bella donna che tutti vorrebbero sc…rsi ma potrebbe anche essere il contrario e la strategia di lasciare come Pollicino i pezzetti di pane dietro di se sarebbe un ennesimo avvertimento a Mastella che però tace, non si scompone.
L’altra pedina è Gigi Barone. Di lui s’era detto di un accordo con la Lega, lui però smentì sarcastico. Si da il caso che anche Barone sia alla ricerca di sponde altre e allora eccotelo apparire nel feudo rubaniano di Limatola in compagnia di Duregon, il veneto-laziale fresco commissario della Lega, dopo la candidatura di Valentino Grant alle Europee. Si dirà, ma qual’è la sorpresa, Barone è in contatto con Duregon sin dai tempio di Sud Inevst…Vero, ma era settembre e ora invece è dicembre, giorno 8, meno tredici da urne delicatissime per Mastella. Farsi vedere ai mercatini del castello di Limatola da molti, ebbè, ha il sapore del monito per il sindaco.
Barone, che di tutto può essere accusato tranne che di essere uno sprovveduto, si lascia aperte più di una porta. Lega si e perchè non Forza Italia? I rapporti con Rubano sono ottimi e non da ora e Gigi è uno di quelli che non ha bisogno di Mastella, è dotato di autonomia a differenza di molti altri. In sintesi, Ginettaccio e Baronaccio potrebbero, anche involontariamente, costituire un pericolo mortale per il Nostro. I loro interessi individuali potrebbero creare danni incalcolabili al mastellismo, eroderlo, portargli via un paio di consiglieri e ciò basterebbe a mettere in crisi il sistema, lasciare Nino Lombardi presidente di minoranza. Fantapolitica? Può darsi ma le sirene stavolta, a differenza di Ulisse, vanno ascoltate.