Nemmeno il tempo di far finire la domanda ad uno sconcertato Antonio Corbo che Mastella, con balzo inusitato, si divincola e scappa via. Corbo avrebbe voluto chiedergli di Gino Abbate ma quello pare che gli abbia letto nel pensiero ed è scattato come un ciclista gregario in fuga, per dirla alla Paolo Conte. Di fughe il sindaco ne annovera parecchie, si sa, e quindi non ha sorpreso l’atteggiamento di oggi anche se politicamente anche giustificabile ma solo politicamente. E allora è il solo segretario provinciale Agostinelli che si offre al microfono ma solo in maniera formale e in modo telegrafico.
Mastella preferisce non parlare e cercare, forse, una mediazione estrema col suo recalcitrante consigliere regionale che invece parla eccome e non solo con i media locali. Al Fatto Quotidiano che martella da giorni, dice, senza mezzi termini, che la vicenda dei concorsi vinti dai politici alla Provincia di Benevento “…è una questione morale rispetto a una situazione imbarazzante” e si riferisce “non soltanto al caso di Molly Chiusolo, ma a tutti gli amministratori che hanno trovato possibilità occupazionali all’interno dell’ente Provincia.”
Ginettaccio pone la questione etica. “Se questo è il terreno su cui dobbiamo confrontarci credo che non ci siano argomenti per loro” dice alludendo sia ai diretti interessati, sia per estensione ai falchi dell’Amministrazione Mastella contro i quali ha ufficialmente aperto le ostilità perchè concorsopoli è solo una parte dell’attuale conflitto in atto tra lui e il cerchio magico. E qui la faccenda si allarga inevitabilmente. Appare chiaro che Abbate e i suoi derivati rappresentino ormai un corpo estraneo rispetto alla nomenklatura.
L’operazione Lepore al vertice del partito cittadino, che di fatto esautora l’ala Abbate -Ucci, è una dimostrazione del tentativo tetragono dei “pasdaran” di far fuori Ginettaccio dai centri di potere di Noi di Centro con la benedizione di Mastella che però frena i bollenti spiriti dei suoi accoliti più oltranzisti perchè non gli conviene affatto andare in questo momento all’esasperazione dei rapporti e il silenzio di oggi è emblematico.