“Sono in pace con l’universo, sono un uomo di pace e voi vedete guerre dappertutto”. E’ un De Luca anche sobrio quello che si è rivisto alle nostre latitudini intervenire alla Festa dell’Unità a Piazza Roma ma qualche ora prima, alla Festa dell’Ottimismo in quel di Firenze, era stato pienamente “deluchiano” e compos sui attaccando il PD e il segretario nazionale al grido di “milito in un partito che mi ha sempre rotto le scatole con una particolare concentrazione di cafoni, maleducati e presuntuosi” per cui il meglio di se lo aveva dato all’evento organizzato da “Il Foglio”.
Non è certo la prima volta che lo fa e non è la prima volta che il segretario nazionale lo evita mantenendo però fede alla sua volontà di non candidarlo per il terzo mandato. E allora è venuto il momento di cercare sponde e di mettere da parte le frizioni e le antipatie personali, per cui s’è visto a Benevento perchè è tempo di strategie e perchè qui ce ne è un altro che con il Nazzareno ha rapporti quasi nulli per cui passino i 500 km d’autostrada pur di venire a trovare “l’amico” Umberto e con lui condividere molte cosucce da realpolitik.
Pragmatismo da tagliare col coltello, finito il momento di scannarsi ora c’è da difendere il fortino e lo si fa pure con chi si detesta e d’altra parte è la legge della politica. “A me interessa che ci sia onestà intellettuale, che non ci siano riserve mentali poi si può anche polemizzare ma alla fine bisogna mettersi a lavorare”, ha detto De Luca alla “corbodomanda” e in effetti sull’orizzonte ottico, non proprio vicino, ci sono le Regionali fra un paio d’anni e mezzo e non è detto che Cienzo non possa arrivarci in modo altro dal PD, magari con una robusta lista civica.
E allora quel “mettersi a lavorare” vuol dire parecchio e magari coinvolgendo anche qualche grosso papavero confindustriale che da parte sua si muove in autonomia ma sempre badando ai suoi interessi personali. Insomma, quello che emerge è un “universo” tutto ancora da definire ma su cui si sta cominciando a lavorare su basi di convergenza sinallagmatica anche perchè in mezzo ci sono due grossi appuntamenti come Europee e Provinciali che potrebbero riservare connubi a tutto campo che vengono da lontano. Scurdammece ro passat e qualcuno con la puzza sotto al naso potrebbe definirli ammucchiate ma la storia politica degli ultimi decenni trabocca e non è il caso di mostrare sconcerto.
In questo quadro mutante ciò che pare invece nitido è che il patto tra Mastella e De Luca va in archivio. Lontani i tempi del covid, tra i due c’è poco da condividere. In mattinata il sindaco, non invitato alla festa, aveva detto in modo onesto che “sul piano politico lui (De Luca) fa la sua strada e io vado avanti per la mia e farò scelte strategiche sul piano politico che riguarderanno Europee e Provinciali e Regionali” convogliando i suoi centomila e passa voti da un’altra parte che al momento non c’è e forse neppure i centomila voti.
Poi dice dell’altro e cioè che solo in Campania le ammucchiate destra-sinistra sono tutto sommato normali e se per De Luca vanno bene, cioè se pone la sua stigmate, per Mastella no. E De Luca, alla domanda precisa di Diego De Lucia, liquida l’ex sodale in perfetto stile politichese. “Ci sono situazioni differenziate, non abbiamo più il tempo nel quale si decideva da Roma tutto, gli schieramenti e gli orientamenti. Ci possono essere essere discussioni e problemi sul piano territoriale, sul piano regionale c’è una coalizione che è pienamente operativa e che andrà avanti anche per il futuro”. Come a dire, io controllo anche i tuoi e tiro dritto. Fine delle trasmissioni.