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Videosorveglianza Arco di Traiano, Corona: “Perché insistere a realizzarla con tutti i problemi connessi”

Videosorveglianza Arco di Traiano, Corona: “Perché insistere a realizzarla con tutti i problemi connessi”

7 Settembre 2023 | by redazione Labtv
Videosorveglianza Arco di Traiano, Corona: “Perché insistere a realizzarla con tutti i problemi connessi”
Politica
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Riceviamo e pubblichiamo comunicato a firma di Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”

Per l’Arco di Traiano il Consigliere Miceli rispolvera il costoso sistema di controllo dell’esercito israeliano già bocciato nel 2012 e il presidente Picariello propone di eliminare il verde intorno all’Arco che lo fa sembrare “una mucca al pascolo”.

Nella Commissione Consiliare PICS che da sola costa ai contribuenti 5.000 euro in un mese e si conferma il luogo privilegiato per informative inutili e discussioni banali, ieri sono state avanzate due proposte che potrebbero risultare sorprendenti se non fossimo abituati a registrare di peggio al tempo di Mastella sindaco.

Il consigliere Angelo Miceli ha proposto di istallare un sistema di video sorveglianza intelligente per evitare atti di teppismo all’Arco di Traiano, come quello costoso e non funzionante montato nel 2011 dalla società “KES – Knowledge Environment Security” di Benevento, partecipata anche dall’Università del Sannio, da privati e da una società israeliana, esperta di controlli antiterrorismo.

Il progetto dal costo complessivo di 973.000 (novecentosettantatre mila euro), garantiti in gran parte dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e poi dal Comune di Benevento e da altri soggetti pubblici e privati, fu un clamoroso flop.

La società KES srl che assicurava di aver brevettato un sistema di sorveglianza avanzatissimo adattando il software in uso all’esercito israeliano, firmò una convenzione con il Comune di Benevento per proteggere l’Arco da “atti vandalici e criminali con sensori, telecamere e un motore di correlazione in grado di identificare automaticamente potenziali minacce” e segnalarle a una centrale operativa collegata con la Polizia Municipale.

Nel video pubblicizzato da detta società si spiegava dettagliatamente con una simulazione, come avrebbe dovuto funzionare il complesso sistema di sorveglianza intelligente.

Si vedeva un uomo che tentava di imbrattare l’Arco con un pennarello ma il comportamento sospetto dello sconosciuto veniva subito notato dalle nove telecamere intelligenti montate intorno al monumento, immediatamente scattava l’allarme presso la sede dei Vigili Urbani ed altre Forze dell’Ordine che arrivavano sul posto a sirene spiegate per braccare il delinquente prima dell’atto vandalico.

Per dimostrare che si trattava di una colossale e costosissima sciocchezza, la mattina dell’11 aprile 2012, lunedì di pasquetta, mi avvicinai con un grosso martello all’Arco di Traiano e feci finta di colpirlo ripetutamente proprio nel punto indicato nel video della simulazione.

Ebbene, tranne le proteste vivaci di un anziano signore e del gestore del vicino bar, non accadde niente. Le telecamere mi avevano inquadrato ma non scattò nessun allarme, non arrivarono i Vigili, i Carabinieri e neppure gli agenti antiterrorismo del Mossad israeliano.

Dopo quella figuraccia l’allora assessore alla Cultura, Raffaele Del Vecchio, fece smontare le 9 telecamere senza però chiarire come e perché erano stati spesi migliaia di euro di fondi pubblici. Sorprende davvero che dopo 11 anni il consigliere Miceli voglia riproporre un sistema simile.

Più significativa è invece la proposta del presidente della Commissione PICS, Antonio Picariello il quale dopo aver ricordato che l’Arco è sempre stato ristretto tra edifici, propone di eliminare il prato intorno al monumento che lo fa sembrare “una mucca al pascolo”.

Oltre le due stupefacenti proposte di Miceli e Picariello, la commissione ancora non ha accertato perché è indispensabile la costruzione del lapidarium. Quali reperti dovrebbero essere esposti? Perché i pareri della Soprintendenza rimangono misteriosi e la Commissione non li acquisisce?

Nel 2021 Comune e Soprintendenza pensarono che il Lapidarium proposto da una apposita commissione fosse necessaria per esporre “reperti archeologici di grandi dimensioni in pietra lavorata (iscrizioni su pietra, sarcofagi, ecc) giacenti nei depositi che sarebbe giusto e opportuno restituire alla collettività”.

Quei reperti, però, non sono relativi all’Arco e comunque, date le dimensioni, non possono essere esposti nella struttura lunga e stretta, molto più piccola di quella ipotizzata nel 2021, che adesso il Comune vuole costruire.

E quindi, perché insistere a realizzarla con tutti i problemi connessi (fragilità dei materiali, visibilità delle pareti, sistemi di vigilanza, spreco di denaro pubblico, ecc) invece di potenziare il Museo dell’Arco di Traiano che si trova a pochi passi dal monumento nella ex chiesa di Sant’Ilario?

 

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