Piazza Cardinal Pacca una buccia di banana per l’Amministrazione Mastella? Rebus sic stantibus lo è, nel senso che la pervicacia con la quale ci si è andati a incaponire proprio lì dove era largamente prevedibile trovare di tutto e di più all’atto di scavare, di certo, rappresenta un dato di fatto. De Pierro e Picariello a rotta di collo verso la difesa di una scelta su cui Mastella ha fatto pochi interventi, quasi presagendo che ci si sarebbe dovuti fermare davanti al più che ovvio intervento della Soprintendenza. E’ la conferma, se ancora se ne avevano dubbi, che l’arte del dialogo, della interlocuzione, della condivisione non appartiene a questa amministrazione che ritiene ogni piccola forma di perplessità quasi una lesa maestà.
Lo è stato con l’acqua dei pozzi al tetra, con il bando periferie, con la dichiarazione di dissesto sette anni fa e di cui ancora non si vede la strada della chiusura, una sequela di fughe in avanti e di meste marce indietro che, in qualche caso, si sarebbe potuto evitare tentando la strada della diplomazia. Che non appartiene a questa stagione politico-amministrativa. E allora giù con la raffica di dichiarazioni. Vizzi Sguera preferisce da un po di tempo affidarsi alla scrittura e lì affonda il colpo. Riferendosi alla virata su Piazzale Catullo, il segretario di Azione dice. “A leggere la nota inviata ieri dal vicesindaco De Pierro e dal consigliere Picariello verrebbe da esprimere vicinanza e solidarietà al sindaco Mastella: se questo è il meglio che i suoi collaboratori possono fare per giustificare la magra figura rimediata col progetto di piazza Cardinale Pacca forse era preferibile una decorosa e strategica ritirata nel silenzio. Insomma, verrebbe da ridere se non fosse tutto terribilmente serio.” Il sarcasmo sgueriano va a mille ma gli rispondono quelle di Essere Democratici, De Mercurio e Petrone, non meno tignosette.
“Di certi consigli, non richiesti e velenosamente interessati, siamo sicure che il sindaco Mastella non abbia nessun bisogno: soprattutto se l’autore vuole celare l’irrilevanza politica dietro l’acredine”, scrivono Adele De Mercurio e Luisa Petrone. Appare strano che Sguera sia oggi in vena di suggerimenti al sindaco Mastella, quando ai tempi in cui ne sosteneva l’azione amministrativa non si ricorda la benché minina traccia di una sua iniziativa, di un suo impulso o idea che sia stata degna di nota.” E se il PD cittadino, non proprio assordante nella sua presenza in vita, cita il Vate Fonzie e la sua proverbiale incapacità ad ammettere un errore, nota che resta la più originale del lotto, ecco che Mastella irrompe sulla scena e con due parole due toglie d’impaccio il suo vice ma senza sprecarsi troppo.”La mia squadra di governo locale è ottima. E ‘ stata scelta da me e i risultati sono più che lusinghieri. Nutro la massima fiducia in tutti i miei assessori e consiglieri”.
Una difesa dal sapore d’ufficio quella del sindaco che probabilmente sortisce l’effetto opposto a quello che appare; ribadire di avere fiducia nella sua squadra è palestra apodittica e ciò sa il Ceppalonico che però guarda, a differenza dei suoi accoliti, oltre l’evidenza e pregusta scavi ora si più incisivi. E qui la figura barbina potrebbe trasformarsi in trionfo ma per lui e basta. Volesse il Cielo da quella piazza sorgesse qualcosa del tempio di Iside il suo nome sarebbe scolpito nel tempo, imperituro nei secoli. Il “sindaco isiaco” si getterebbe a pesce su quei ruderi e se ne attribuirebbe la paternità politica e culturale. Gronderebbero le interviste nazionali, la stampa di tutto il mondo lo immortalerebbe come lo “scopritore di Iside Pelagia.”
Stormi di intellettuali e laccachiappe di ogni ordine e grado farebbero a gomitate davanti al suo studio per proporre la loro personale analisi dei resti e chiedere una sua prefazione, un successo strepitoso difronte al quale impallidirebbero i Pietrantonio e i Viespoli e loro pelose e lagnose Città Spettacolo, l’ex rampollo Fausto Pepe cancellato con un frego di matita. E Lui non spartirebbe con alcuno quel merito che la “sorte”, ma sarebbe meglio dire in altro modo, gli avrebbe confezionato su misura e che la sua corte sarebbe subito prona a riconoscergli. E allora non resta che confidare in Iside ma che siano amari i tempi per chi gli si oppone, ma pure per chi gli sta accanto, è cosa certa oltre che per una città che si leva sdegnata sulle futilità scudettate mentre dorme volontariamente beata sulle cose serie.