L’Ato rifiuti di Avellino passa al contrattacco nei confronti del presidente della Provincia, Rizieri Buonopane. Ecco la nota dei vertici dell’ente d’ambito di Collina Liguorini.
E’ sconcertante assistere allo spettacolo che alcuni stanno mettendo in scena attorno alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti in provincia di Avellino. Il presidente dell’amministrazione provinciale Rizieri Buonopane rappresenta una moderna Penelope ma, a differenza della moglie di Ulisse, prova a disfare le tele che altri hanno faticosamente realizzato. Da mesi, il primo inquilino di palazzo Caracciolo cerca di mettersi di traverso al trasferimento delle competenze all’Ato rifiuti, spargendo ostacoli lungo il percorso, favorendo rinvii e slittamenti, mettendo in discussione quanto costruito al solo scopo di creare confusione. Prendendo in prestito una sua definizione utilizzata nel corso della recente assemblea dei sindaci dell’Ato Rifiuti, possiamo dire che il Presidente dell’amministrazione provinciale Rizieri Buonopane fa terrorismo psicologico.
Adesso, però, è venuto il momento di dire basta rispetto alle sue illazioni, alle accuse ed alle teorie che non sono dimostrate da alcun dato concreto. Ed è il momento che anche il Partito democratico faccia chiarezza rispetto alla posizione assunta dal numero uno dell’amministrazione provinciale: dopo le dichiarazioni di facciata sul voto al bilancio, prontamente smentite da tutti i sindaci democrat nel corso dell’assemblea, cosa pensa la segreteria provinciale del Pd rispetto alla crociata del proprio illustre rappresentante?
Partiamo da un dato di fatto: l’amministrazione provinciale, oggi, non ha alcuna competenza in materia di rifiuti. Immaginare di continuare una gestione che veda coinvolto l’ente di palazzo Caracciolo è come pensare che oggi l’Ato rifiuti possa pretendere la gestione del ciclo integrato delle acque perché in contrasto con l’operato del presidente Michelangelo Ciarcia e dei vertici di corso Europa.
A meno che il presidente Buonopane non voglia sovvertire un’istituzione democratica, guidata da un organismo legalmente eletto, farebbe bene ad abbassare i toni e mettere in campo tutto quello che la legge consente, senza continuare a minacciare i poter seguire percorsi contra legem.
Comprendiamo le velleità politiche e gestionali del presidente, ma non siamo più disposti a tollerare toni esasperati e continue minacce. Oggi, l’unico ente deputato alla gestione del ciclo integrato in provincia di Avellino è l’Ato rifiuti guidato dal presidente Vittorio D’Alessio, con un consiglio d’ambito democraticamente eletto che ha individuato, nella neo costituita “Irpinia Rifiuti Zero”, il nuovo soggetto gestore.
Non c’è alcuna possibilità rispetto all’ipotesi che alcuni sindaci (novanta piuttosto che dieci) immaginino una soluzione alternativa che vada in direzione diversa e/o opposta rispetto a quella individuata dall’Ato Rifiuti. Vieppiù se questa prevede la partecipazione dell’amministrazione provinciale che, sull’argomento, non ha più alcuna competenza.
Evitando di entrare nelle questioni specificatamente tecniche – peraltro già ottimamente rappresentante dal presidente nel corso dell’ultima conferenza stampa – visto che la questione sollevata da Buonopane è prettamente politica, si potrebbe immaginare, sulla scorta di quanto sostenuto dal sindaco di Montella, che una parte dei cittadini di ogni comune potrebbe scegliere di farsi rappresentare dalla minoranza perché le decisioni dell’amministrazione eletta non assicurerebbero la migliore risposta alle esigenze della comunità. Una provocazione forte, per sottolineare come Buonopane sta tentando di sovvertire un’istituzione democraticamente eletta.
Quanto alla questione dei costi, prima di andare ad analizzare quelli di un piano economico finanziario che è e sarà oggetto di valutazione e correttivi, sarebbe bene soffermare l’attenzione sulla valutazione di Irpiniambiente. In caso dell’acquisizione della società, l’Ato – e, dunque, i sindaci – dovrebbe sborsare 8milioni e mezzo di euro, valore di mercato secondo la stima effettuata da un professionista di parte. Il costo del parco mezzi, alcuni dei quali già con quasi 25 anni di vita e di attività, della società risulta essere di circa 3milioni e mezzo di euro. Secondo quali basi l’acquisizione di una società chiaramente indebitata per effetto del mancato incasso di oltre 40milioni di euro di crediti dovrebbe essere più favorevole rispetto all’avviamento di una nuova società? Quale studio, quale analisi, quale verifica economico – finanziaria lo dimostra, illazioni del presidente Buonopane a parte?
Peraltro, è bene ribadire che i vertici dell’Ato Rifiuti hanno prospettato – al tavolo con l’amministrazione provinciale – una ipotesi di acquisizione della società Irpiniambiente rispetto alla quale Buonopane, chiaramente per favorire la mancata definizione di una soluzione entro il 30 marzo, non si è mai espresso, salvo fare intendere la volontà di mantenere la gestione della società, alla quale – come poi si è effettivamente realizzato – assegnare funzioni diverse. Perché, se immaginava o sapeva che questa era la soluzione economicamente più vantaggiosa per le comunità irpine, non ha favorito la cessione di Irpiniambiente all’Ato Rifiuti? Forse perché voleva e vuole conservare potere gestionale e decisionale in materia contraria a quanto prevede la legge?
L’Ato rifiuti si è mossa sulla scorta di un piano economico – finanziario redatto dall’Università Parthenope di Napoli ed asseverato dalla Deloitte, secondo il quale il percorso intrapreso è quello migliore per raggiungere gli obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità. Il presidente Buonopane può dire di avere documentazioni simili o bisogna credergli sulla parola?
Il tempo delle chiacchiere è terminato, facciamo parlare i fatti ed abbassiamo i toni. Non è più tollerabile che un rappresentante di un partito politico continui a creare confusione e mettere in discussione gli atti deliberati da un ente solo perché amministrato da una parte politica diversa.