La vicenda del campo da golf da realizzare a Benevento, il cui promotore è la Antum Immobiliare s.p.a., per la realizzazione di un complesso sportivo-turistico denominato “Tierra Samnium Golf Club”, merita certamente un approfondimento.
L’intervento proposto si estende su un’area di circa 900 mila metri quadrati (circa 90 ettari), in località Cretarossi-Coluonni.
Un primo problema riguarda l’iter procedurale proposto dai privati, che è una richiesta di variante urbanistica, per il tramite di un “Accordo di Programma” (di cui alla L.R. n. 16 del 2004 art. 12, e il conseguente Regolamento Regionale n. 5 del 2011).
Tale strumento necessita del riconoscimento di un interesse pubblico che può essere deliberato solo dal Consiglio Comunale.
L’organo consiliare sarà quindi chiamato ad esprimersi su un interesse pubblico proposto dal privato, finalizzato a modificare il regime dei suoli di una vasta parte di territorio agricolo, e trasformarla in area “produttiva”.
La norma utilizzata però prevede che solo le aree a destinazione a servizi, e quindi le cosiddette aree “F”, possano usufruire di un interesse pubblico finalizzato ad un Accordo di Programma, e non già le aree produttive, tipo “D3”.
La procedura corretta sarebbe stata la trasformazione, in Accordo di Programma, di aree a servizi tipo “F6”.
La differenza non è da poco, perché c’è un discrimine tra quello che è possibile fare con l’iter proposto e con la legislazione vigente, e quello che non è possibile fare!
Per trasformare aree agricole (E1/E2/E3), in aree produttive (D3), bisogna fare “semplicemente” una variante urbanistica con la procedura di legge.
Un secondo argomento è legata alla procedura di valutazione ambientale strategica, cosiddetta VAS, che il privato ha autodichiarato non necessaria (“non assoggettabilità”).
Anche qui la norma di riferimento, e cioè il D.G.R. 203/2010, prevede invece che ove vi siano trasformazioni di territorio con mutamento del regime dei suoli, piuttosto che incremento di carico insediativo, piuttosto che cambio delle norme, è obbligatoria la VAS.
E’ innegabile che la variante proposta comporta mutamenti di destinazione d’suo dei suoli, e incrementi di carico urbanistico, tant’è che l’area produttiva “D3”, che risulta essere di circa 320 mila metri quadrati, con un indice di edificabilità di 0,05 mq/mq, consentirà di realizzare una superficie di progetto di 16 mila metri quadrati di superficie calpestabile (tipo zona Rione Liberta area San Midesto per intenderci), e solo questo dato basterebbe a confermare che la VAS è
obbligatoria, e peraltro il Comune è l’Ente procedente, e cioè obbligato dalla legge a richiederla, non certo il privato.
Terzo argomento è che la variante così come proposta è a “macchia di leopardo”, tra aree D3 produttive, e aree E1/E2/E3 agricole, e nessuno che si sia chiesto se un campo da golf a 18 buche, quindi agonistico, può essere compatibile con la zona agricola, quasi come se una variante a chiazze servisse a “complementare il reddito” di una azienda agricola, tipo quella che ha presentato la SCIA a febbraio che chiede di eseguire lavori nel bel mezzo dell’area che il Consilgio Comunale di Benevento si appresta a modificare con variante urbanistica e successivo Accordo di Programma richiesta. Insomma davvero tutto nella normalità di questa inconcludente, quanto “distratta”, amministrazione! ‘