Il gran giorno del PD. Le primarie sanciranno il neue kurs, probabilmente “bonaccinesco”, del partito e la speranza di un futuro prossimo scevro da tensioni, polemiche, sconfitte epocali e decisioni cervellotiche che hanno contraddistinto l’ultima fase e che ha coinciso con la debacle elettorale. Come nel resto del Paese anche nel Sannio i seggi si sono aperti e chiuderanno alle 20. Cospicua l’affluenza e questo è già un buon segnale, sta a dire che la base, come si diceva nell’ancien regime, c’è ancora nonostante il radicalscicchismo galoppante di un partito che pretende di rappresentare la sinistra ma si è ampiamente scordato che una parte di esso l’ha rappresentata negli anni che furono. Elemento di assoluta novità è apparso, in queste prime ore, il ritorno alla favella mediatica di Umberto Del Basso De Caro che, se la memoria non inganna, taceva da quel 7 di ottobre forse…
Egli è apparso come sempre assolutamente comops sui, nel ruolo che è ormai il suo, come l’Istrione di Aznavour. Alle domande dei giornalisti presenti Umberto spazia come è suo costume. “La partecipazione c’è è sotto i nostri occhi, il partito è vivo, reagisce e se poi a questa partecipazione si aggiungesse la vittoria di Bonaccini sarei ancora più contento”. Umberto ci va cauto ma sostanzialmente è una cautela strategica. Quello che più gli interessa è quale partito sortisca da queste primarie. “Il problema risiede in un sostanziale cambio di rotta, il partito deve uscire dalle sue stanze e tornare a dialogare col paese reale, un partito di popolo che smetta la strada dell’autoreferenzialità e torni ad affacciarsi all’esterno”.
Un partito di popolo, dice Umberto, la palingenesi deve essere robusta per avere ripercussioni anche nell’assetto istituzionale locale e qui il riferimento non può che essere al dato nostrano in cui il Pd, pur non patendo scivoloni sensibili in termini numerici, è però fuori dalla gestione amministrativa del comune capoluogo e di molti centri tra i più importanti della provincia e patisce il mastellismo. De Caro, come detto, spazia su tutto il fronte. Con Rosetta D’Amelio i rapporti non sono stati sempre politicamente cordiali ma ora il Capataz la inquadra come una vera risorsa per la segreteria regionale del partito. “La prima firma a sostegno di quella candidatura è la mia, ha detto Umberto, Rosetta D’Amelio ha competenza ed esperienza, ha ricoperto cariche istituzionali importanti ed è autorevole personalità delle aree interne. Credo che farà molto bene”.
Molto dipenderà dagli equilibri interni e anche qui magna pars l’avrà il nuovo segretario nazionale che di certo è al corrente di quanto è accaduto nel recentissimo passato dalle parti di Santa Brigida. Finalino sul dissenso interno al PD sannita. Proverbiale l’albagia decariana, non la si scopre oggi. E se Cacciano critica la tautologia di Antonella Pepe, De Caro dissente dalla considerazione che vi sia una corrente che gli si contrappone. “La comunità democratica è aperta a tutti, io non ho mai avuto nulla di personale contro nessuno. Dico che è bene rispettare le minoranze ma è bene anche rispettare le maggioranze.” Umberto dixit, sperando di non sbagliare il tempo latino, ora però la parola passa agli elettori del PD che resta un partito che si sceglie la sua classe dirigente con le primarie e si dica ciò che si vuole resta l’unico, con tutte le sue anomalie.