La notizia è stata battuta nella tarda serata di ieri: il PD del Sannio non andrà a congresso e l’intera nomenklatura della segretaria provinciale torna al suo posto come se nulla fosse accaduto. E in realtà nulla è accaduto, burocraticamente parlando. Il commissariamento che, va sottolineato, è stato un passaggio politico tutto interno al partito, e nei confronti del quale la stampa ha funto da osservattrice più o meno sconcertata dalla virulenza dei toni, in realtà non è mai stato ratificato. In base all’articolo 23 comma 1 dello statuto del partito i commissariamenti debbono essere ratificati “a paena di nullità dalla Direzione Nazionale entro 30 giorni dall’adozione del provvedimento”. Cosa che non è accaduta e che rende nullo il commissariamento. E allora torna in sella la segretaria uscita dal congresso di Molinara nel febbraio 2022. Politicamente la questione è di facile lettura; i giovani turchi escono sconfitti dall’ancien regime decariano che si riprende titoli ed onori e dimosdtra di controllare il PD sannita. E’ stata una disfida combattuta a chi ce l’ha più lungo, tra chi dispone ancora di risorse romane e chi deve accettare di non avere ancora potenziale offensivo per estromettere la vecchia guardia. E allora ecco la tagliente ironia decariana farsi largo. Umberto non parla ma chi lo ha incontrato ne ha potuto scorgere l’aurea del vioncitore. Su di un cumulo di macerie? Può darsi ma senza dubbio il tentativo di rovesciare la nomenklatura da parte di Mino Mortaruolo e Antonella Pepe si può dire fallito. ” Fallito l’agguato ai danni della federazione provinciale”, tuona Giovanni Cacciano reinsediatosi alla guida della segreteria. Correttezza dell’agire e scrupoloso rispetto dei regolamenti unitamente al sostegno politico ed umano della quasi totalità degli amici e dei compagni sono stati un argine invalicabile al sopruso, agli imbrogli ed alla prevaricazione arrogante e somara”. In definitiva Umberto ha mostrato i muscoli e ha dimostrato che qualche amico, al Nazzareno, gli è rimasto.