‘Sulla gestione del servizio idrico integrato nella nostra provincia Città Aperta si è sempre espressa contestando la metodologia con la quale si è giunti all’odierna decisione, soprattutto perché fondata sulla totale assenza degli atti che sottendono alla formale approvazione.
Più volte, anche con altri gruppi civici e politici, si è chiesto di allargare il campo dell’interlocuzione. Non solo per valutare “altre” soluzioni, ivi inclusa la gestione interamente pubblica del servizio idrico integrato, ma anche per far sì che sull’argomento si esprimessero sia le rappresentanze organizzate di interessi diffusi e collettivi, che singoli cittadini.
La paventata urgenza per accedere alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – pena il Commissariamento del Governatore della Campania – si è tramutata in una sorta di ricatto che ha costretto molti Sindaci (anche per senso di appartenenza ad una determinata forza politica) ad assumere provvedimenti superficiali e frettolosi, che non hanno consentito di sviluppare un dibattito costruttivo e documentato, peraltro specificatamente previsto dalle norme, proprio per valorizzare la partecipazione alla formazione delle proposte che riguardano la gestione del bene comune acqua.
La cosiddetta riforma del settore idrico , qui da noi, è così diventata l’occasione per frammentare ancor di più le relazioni politico-sociali, fino a rendere opaca la scelta che trasforma i beni pubblici in merce di scambio per interessi di fazioni o lobbies economiche”