In attesa di chiudere il cerchio con Gino Abbate, domani mattina alle dieci a casa sua. Gioco, partita e incontro, Mastella chiude i giochi sfoderando la sua classica strategia del divide et impera che è vecchia quanto il mondo ma finisce per funzionare sempre.
Chi gli si confronta parte battuto in partenza perchè su quel terreno egli è pressocchè imbattibile per i suoi pur volenterosi interlocutori; alcuni dei quali con pochissimi e risicati spazi di manovra e si allude a quelli di Noi Campani, Palladino e Farese, Greco aveva prudentemente gettato la spugna ancor prima di cominciare e sui quali si agita la figura di Ginettaccio che di Mastella è ancora il gran manovratore e lo conferma il suo ruolo a Napoli e la sua mano sulla composizione della giunta della Comunità Parco del Taburno in cui Mastella ha dato ampia dimostrazione che su certi versanti è sempre compos sui.
Ragione per cui chi si convincesse di una contrapposizione trta Ginettaccio e il sindaco farebbe bene a dedicarsi all’ippica. In parole povere, Mastella ha regolato la faccenda ancor prima di cominciare e sapendo che le rimostranze di quelli di rinnovamento morale hanno poco ma molto hanno di cadreghismo, ecco che li arringherà con qualche concessione grazie alla quale eviterà di dover ricorrere a cose tipo rimpasti che mai le si sono balenate per la testa.
Il cerchio magico è blindato e quel che si può supporre è che ad un prossimo giro Mastella farà qualche concessione di quelle di cui può assicurare un certo tenore.
Magari ispirerà, nei limiti, un maggior dialogo interno ma senza esagerare. E tuttavia, è ancora sufficientemente in condizione, Mastella, di sfruttare l’oggettivo malcontento di quelli per tenere a bada qualche vorace appetito di chi gli è più vicino, “col remo percotendo chiunque s’adagi”, perchè il cerchio magico non è un blocco monolitico bensì poroso e quel che più conta intercambiabile e chi ha avuto oggi non è detto che debba continuare ad avere domani.
Insomma, c’è tutto un momndo che ambisce ad entrarvi e allora al Mastella, in versione cavaliere nero, è bene evitare di tirare troppo la corda, di pretendere, tanto per evitare di essere eccessivamente espliciti. Un messaggio che si potrebbe far recapitare a mogli, nuore, nipoti, figli di, cognati e tutto l’arco parentale che pare interminabile.
Al tirar delle somme, la questione si potrebbe anche chiudere qui poi starà ai sedicenti autonomi Guerra, Picariello e Panunzio capire cosa sarà meglio per loro ma sostanzialmemnte sono bastati tre giorni al Ceppalonico per disinnescare la miccia e depotenziare il traballante dissenso interno con l’arma che meglio maneggia: l’ipotesi cadreghista.