E’ solo il 2 di gennaio ma è già tempo di grandi fermenti all’interno del variegato universo mastelliano. Concorsi cui partecipano assessori che poi li vincono, consiglieri sull’orlo di una crisi di nervi, Gino Abbate che si cala alla perfezione nel ruolo di chi allarga e stringe i canapi del dissenso della sua corrente al cospetto del cerchio magico di cui si chiede quanto meno la dilatazione. E allora ecco che si leva alto il grido del rimpasto di giunta per mettere fine alla sudditanza della maggioranza ma anche per permettere una maggiore redistribuzione degli “utili” in un contesto in cui sembra che sia solo la spartizione delle cadreghe a prendere totalmente la scena. Mastella appare preoccupato? Forse. L’arma delle dimissioni, qualora l’azione si faccia più ficcante, è sempre in agguato, come accadde un paio di anni fa di fronte alla pressione dei famosi arraffa arraffa. A qualche consigliere lo avrebbe già manifestato ma è nell’armamentario del Ceppalonico minacciare il rompete le righe ma è consapevole che andando a casa uscirebbe dai radar e forse finirebbero anche le comparsate sulle tv nazionali che tanto gli piacciono. E tuttavia, la domanda da porsi, a nostro avviso, è però un’altra. Fino a che punto i malpancisti saranno disposti a spingersi se Mastella, dinanzi alla richiesta del rimpasto, dovesse come è quasi scontato dire di no? Avrebbero gli attribbuti per far cadere la giunta? Francamente non si sa. E poi, chi dovrebbe sacrificare Mastella per rassicurare i consiglieri possibili frondisti? Pasquariello, Ambrosone, Molly Chiusolo, De Pierro e forse Cappa sono blindati, altrimenti andrebbe a farsi benedire il cerchio magico e allora resta il solito Rosa, forse il più capace della giunta, ma che a turno rientra tra i silurabili e ci perdoni ancora una volta. Abbate pone la questione etica, ci rilascia interviste al vetriolo, paventa un’autonomia che probabilmente non ha oppure possiede fino ad un certo punto. Ma fa il consigliere regionale e questo è un punto di forza, dopo si vedrà. La sensazione è che Mastella, al rientro, convocherà un vertice di maggioranza, taciterà le anime più calde, prometterà maggiore equità, metterà in guardia che l’ipotesi di chiudere la consiliatura non lo scalfirebbe, ma è tutto da dimostrare, e chiuderà la crisi, se di crisi si può parlare. Sullo sfondo una città morente nella quale il problema dei problemi, l’acqua contaminata per la maggior parte della popolazione, non rientra nemmeno nei sette minuti del discorso alla nazione beneventana del sindaco.