Il voto sulla Samte non passa sotto silenzio. Il concorso della maggioranza, cui l’Amministrazione ha chiesto soccorso per garantirsi l’approvazione del debito fuori bilancio che autorizza il pagamento in tre tranches dei quasi due milioni di euro che il Comune deve a Samte, ha determinato il nuovo stato dell’arte. Dopo avere ridotto a stato liquidatorio la partecipata provinciale, in una storiaccia che vede coinvolte tutte le forze politiche che hanno governato la Provincia negli ultimi quindici anni, ora addirittura si prevede che Samte diventi il braccio operativo dell’Ato ma l’incertezza regna sovrana e come sempre si procede a vista. Il voto di ieri è stato preceduto da capannelli dei consiglieri di maggioranza ai quali molte cose sono sembrate poco ortodosse, forse anche per i dettagliati interventi di una opposizione anch’essa prudente, tanto che c’è voluto l’intervento diretto di Mastella per ricondurre a ragione qualche distinguo di troppo. Alla fine l’approvazione c’è stata ma il clima è surriscaldato. Ieri, rispondendo alle nostre domende, il capogruppo di Noi Campani Palladino ha parlato apertis verbis dell’esigenza di un nuovo “contratto” con l’Amministrazione, di maggiore dialogo e di minore subalternità. Rumors di Palazzo segnalano una presa di posizione tutt’altro che sottovalutabile di alcuni consiglieri, tra i quali Palladino stesso, Farese, Greco, Guerra, Panunzio, non a caso assente ieri, che a fare da yes men non ci stanno per niente e si rivolgono a Gino Abbate invocando maggiore partecipazione. Ginettaccio, vicino criticamente al sindaco in più di una occasione, valuterà quelle rimostranze che a fasi alterne riemergono con maggiore o minore intensità ma stanno a rappresentare che la maggioranza , buona parte di essa, a fare da notaio alle decisioni della giunta ha sempre meno volontà e che chiede concertazione cosa che spesso e volentieri non accade.
