Mastella vuole la facoltà di Medicina a Benevento e pure a Santo Stefano non pensa ad alto. L’idea non si sa quando gli è venuta in testa ma l’ha resa di pubblico dominio incontrando stampa e suoi associati a via Moro in occasione degli auguri per le festività, tra un caciocavallo e una mozzarella; per inciso non si è compreso e per questo ce ne siamo tenuti a distanza, se in quella occasione a parlare fosse il sindaco oppure il leader di un partito locale ma questi conflitti, in città, smuovono assai poca reazione e molti, a partire dalla stampa al completo o quasi, non sembra ci faccia più grosso caso, ovemai ne abbia fatto in passato. E d’altra parte basti volgere lo sguardo a Vigorito e il senso del discorso è chiaro.
Il Nostro vuole la Facoltà a Benevento che detta in questo modo sembra più propaganda per rialzare lo share di una sindacatura che langue piuttosto che un vero progetto culturale e ne rivolge l’accorato invito un pò a tutti sperando che qualcuno possa raccogliere l’istanza e semmai dargli anche qualche risposta. In primis il Rettore che, a meno non si prenda un grosso granchio, non ci è mai sembrato orientarsi verso una tendenza del genere, e poi fino al ministro Bernini. Si, certo, ma chi sono gli estensori di cotanto appello? Sono Mastella e i suoi accoliti, il gotha di quello che è oggi il mastellismo. Il consigliere regionale Gino Abbate, il presidente della Provincia Nino Lombardi, il presidente dell’Asi Luigi Barone, il presidente di Asea Giovanni Mastrocinque, l’amministratore di Sannio Europa Giuseppe Sauchella, il presidente di Samte Domenico Mauro, i presidenti delle comunità montana del Fortore, Zaccaria Spina, Titerno-Tammaro, Gianfranco Rinaldi, e Taburno, Gennaro Caporaso, il coordinatore dell’Eic Pompilio Forgione, il presidente dell’Ato rifiuti Pasquale Iacovella, il referente della Snai Titerno-Tammaro Tonino De Maria. All’appello, chissà perchè, manca Domenico Russo per coronare l’en plein.