E’ guerra senza quartiere nel PD e la cosa non sorprende vista la situazione da resa dei conti a Roma come nella più piccola sezione del partito. Il commissario politico del PD campano Boccia attacca a testa bassa. “La sfiducia ad Antonella Pepe da Presidente del Partito democratico di Benevento è stato un atto tribale contro una donna generosa e coraggiosa, che non resterà senza conseguenze politiche.” Parole di una veemenza senza precedenti cui replica Umberto Del Basso De Caro. “Boccia qualifica come «atto tribale» la sfiducia votata ieri sera, all’unanimità, dall’Assemblea Provinciale del PD del Sannio. Chiedo a Boccia come qualifica la decisione di calpestare il deliberato assunto, sempre all’unanimità, dalla medesima Assemblea il 1° di agosto. Ed ancora, come qualifica il comportamento di chi, dal 1° al 15 agosto, dopo aver votato a favore della candidatura di Angelo Moretti, ha operato in favore della propria doppia candidatura, all’uninominale ed al proporzionale, senza darne avviso a nessuno se non agli sponsor romani? Ed inoltre, come qualifica il comportamento del neo parlamentare che, intervenendo nel dibattito di ieri sera, ha ripetutamente «minacciato» il Segretario Provinciale ed il Presentatore della mozione di sfiducia in calce alla quale vi erano ben 54 firme di sottoscrizione su 60 aventi diritto. Ed, infine, poiché l’unanime deliberato, su esplicita richiesta della Presidente, è stato votato per appello nominale, condotto dalla Presidente medesima, nel pieno rispetto dello Statuto e del Regolamento e dopo oltre quattro ore di discussione, quali sarebbero le conseguenze politiche cui una intera Federazione sarebbe esposta? Per nostra fortuna, siamo alla vigilia del Congresso e ci auguriamo che alcuni atteggiamenti di goffo autoritarismo vengano per sempre messi al bando.”
Da registrare anche la posizione di Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Partito democratico che definisce De Caro addirittura “capobastone”. “Quando ci chiediamo come deve cambiare il Pd, una risposta ieri ce l’ha data Benevento. La Presidente, una giovane donna preparatissima, viene sfiduciata perche’ ha avuto l’ardire di correre in un difficilissimo collegio uninominale, a servizio del Partito ma non del capobastone, senza chiedergli il permesso. Sfiduciata, dunque, da chi vuole ribadire chi comanda. Un atto che e’ incompatibile con l’idea di un Pd senza padroni.” Inutile ogni commento, volano gli stracci