La zampata di Umberto
Politica
Il PD del Sannio imbocca la strada del conflitto. Rotti, ormai, gli ultimi steccati di una ipocrita falsa convivenza è questo il tempo della resa dei conti che, come spesso accade è tutta interna al gruppo egemone, visto che sia Antonella Pepe che soprattutto Mino Mortaruolo sono stati espressione dello stesso notabilato che ora vorrebbero mettere da parte. C’è però che il notabile di farsi da parte non ha alcuna intenzione e alla Rocca ha mostrato i muscoli dimostrando di avere in pugno il partito e ha “scomunicato” la zarina scaraventandole addosso la forza dei numeri di cui dispone. Umberto difende il suo territorio, il che rientra in un legittimo atteggiamento di chi non è abituato ad essere messo da parte e non ci va tanto per il sottile. I più vecchi osservatori ricorderanno la seconda consiliatura Pepe e la guerra di logoramento che da Largo Guerrazzi venne scatenata contro l’allora sindaco che ora gli è accanto in questa guerra santa solo agli inizi. Fausto aspirava e non doveva se non attraverso l’imprimatur del solus ipse, il notabile non gradisce che qualcuno lo metta in discussione e meno che mai gradisce gli intelligenti perchè si ritiene lui prius di qualunque altra intelligenza e sa bene coglierla e la individua come una potenziale minaccia al suo principato. Sia chiaro, De Caro è una spanna e pure due sopra il resto della compagnia e su tutti noi che commentiamo e ci detesta con sprezzante cinismo e non è detto che sbagli, incarna un potere generazionale, è predisposto alla detenzione dello stesso, è di levatura superiore altrimenti non sarebbe quello che è. Eppure, i rovesci degli ultimi anni sono ascrivibili a lui, lui che è stato, forse indirettamente, il maggiore responsabile della resurrezione ceppalonica per via di quella ineludibile sindrome da trincea che non lo abbandona mai e che ha portato il PD nel 2016 al punto più basso di sgradimento popolare, al netto dell’attuale. Chi vi si oppone ora è figlio della stagione decariana, ne ha condiviso in toto quei rovesci, ha assistito alla disarticolazione del partito ma ora se ne dissocia e forse ha creduto di farlo nel momento di maggiore presunta debolezza del Capataz che però non è ancora così debole da essere preso per la collottola e messo all’uscio. Ha reagito, come reagiscono le belve attaccate, e ha azzannato ed ora è pronto a sostenere la lotta anche perchè la confusione a Roma regna sovrana e il processo di analisi e ricostruzione è lungo. Quello che ne discende è che in queste condizioni date il PD è destinato ad anni di anonimato politico, di marginalità, ma quello che è venuto fuori dalla tregenda della Rocca è che gli umberticidi escono, per ora, sconfitti, il disegno di un golpe bianco è stato sventato dai pasdaran umbertini tutti assiepati intorno al capo, fisicamente compatti nel difendere le loro posizioni. Mala tempora currunt…
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