“A Lucca ogni uom v’è barattier fuorchè Bonturo, del no per li denar vi si fa ita”. Potrebbe sembrare un vaneggiamento introdurre col ventunesimo dell’Inferno la riflessione sullo status quo a Palazzo Mosti, ma il clima che si respira a via Annunziata dopo la derrota mastellista è quello che Dante trova in Malebolge al cospetto di anime, una più affamata dell’altra. E’ il limite e la ragion d’essere del mastellismo giocare sugli appetiti di ognuno che vi si appressi, blandirli, in qualche caso soddisfarli e lasciare negli insoddisfatti la sensazione che il prossimo turno sia il loro. Accade che la nuova congerie legata al 25 settembre abbia indotto qualche insoddisfatto a volgersi al nuovo “sol dell’avvenire” con la consapevolezza che niuna alchimia ideale li lega al Ceppalonico ma solo la brama di qualche cadrega, più o meno importante. Del novero di ballerini se ne contano una decina che si staranno chiedendo, qualcuno ha già deciso ma aspetta l’attimo esatto, se sia più opportuno saltare la staccionata ma tutti si agitano in modo più che palese. In sostanza, di Bonturo ve ne sono parecchi. E allora Mastella, che sarà anche abbacchiato ma conserva l’acume di sempre, mette nel cassetto la pur bruciante velleità di farla pagare a qualcuno e inaugura la stagione del dialogo. Nessun rimpasto di giunta, Rosa è salvo, la parola d’ordine è ricompattamento, magari attorno ad una pizza riconciliativa nei prossimi giorni e magari in uno dei locali del medico asseessore. Dare di gas non avrebbe senso, tentare di chiudere qualche falla invece si visto che il progetto di piazzare donna Sandra a Napoli pare non trovare troppo successo con De Luca che se farà un rimpasto non lo farà con la “premier dame” beneventana. Nell’ora del ritorno alla realtà, cui dovrebbe votarsi anche l’ex senatrice, Mastella rimette la sciabola nel fodero ma sa bene che la guerra dei delfini è cominciata e vuole essere lui a governare il passaggio, se ne avrà voglia e forza.