Lumode, sempre Lumode. In attesa di visionare la relazione Abbamonte, che sostanzialmente indica all’Amministrazione la via dell’ossequio alle considerazioni dell’Anac e le regole del codice degli appalti in materia di compartecipazione pubblico-privata nei project financing, si accende il dibattito politico. L’opposizione contesta il mancato accesso a gli atti e quindi una sostanziale mancanza di informazioni sulle ultime novità. Dopo Giovanna Megna di Civico 22 è Luigi Perifano, portavoce di Alternativa per Benevento, a sollevare la questione.
Abbamonte non ha lasciato troppo margine alle eccezioni sollevate da alcuni settori dirigenziali che si rifacevano a leggi speciali o a consuetudini maturate da esperienze di altre città. Bisogna adeguarsi ai parametri del codice degli appalti e rimodellare ex novo tutta la materia. Se deve essere un ulteriore project financing si dovrà fare con il 51% di parte privata e il 49 di parte pubblica. Lumode ha già fatto intendere di non avere alcuna volontà di aderirvi dovendo aumentare la sua partecipazione di altri due milioni di euro rispetto a 2,4 già stanziati e anzi chiede un risarcimento danni che con molta probabilità finirà in contenzioso. E allora si procederà col solo contributo pubblico di 7 milioni e duecentomila euro, come Mastella ha già annunciato per via telefonica, ma di cui ancora non si ha certezza che la Presidenza del Consiglio dei Minstri agisca in tale direzione; la Pubblica Amministrazione funziona per atti e non per cornette. Ora c’è da decidersi ad eliminare in autotutela entrambe le delibere che si riferiscono a qualcosa che non è più, quella del 2018 e ancor di più la 121 del 2016, la base costitutiva di un project financing caparbiamente difeso oltre l’indifedibile.
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