La questione del bando periferie, canale parallelo, come la vicenda dei conti pubblici, in questo convulso coacervo elettorale che “volge al disio”. Lumode e le due diffide fatte pervenire al Comune che stridono e pure parecchio con le dichiarazioni del sindaco che dal canto suo scrive che “nel dicembre 2021 la Lumode ha manifestato il sopravvenuto disinteresse all’iniziativa non ritenendo suscettibile dell’incremento la quota di finanziamento privato proposta.” Il sospetto che dietro questo qui pro quo si celi la volontà di arrivare ad un accordo che preveda il coinvolgimento della società di Gricignano d’Aversa in un nuovo procedimento di partenariato pubblico-privato, è plausibile. Un bando che per le sopravvenute implicazioni disporrebbe di un budget di “soli”7 milioni di euro a fronte dei 9 del project financing e che prevederebbe una totale rivisitazione dei suoi crismi; è bene ricordare che l’inserimento nel novero dei comuni destinatari di risorse pubbliche da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per progetti di riqualificazione urbana, si basava sulla compartecipazione pubblico-privato sulla scorta del 51% di capitale privato e 49 di capitale pubblico come prevede il Codice degli Appalti richiamato dall’Anac, a sua volta sollecitata da Altrabenevento. Appare lapalissiano che un bando ex novo dovrà annullare, come ha chiesto l’opposizione consiliare e pure Altrabenevento l’atto di gara del 2018 ma non solo: anche la delibera di Giunta n. 121 dell’ agosto 2016 con la quale l’amministrazione Mastella approvò il progetto Iadicicco-Lumode con le percentuali che prevedevano l’ingresso del privato al 25%. Di quiesto avviso è il capogruppo di Città Aperta Miceli che ribadisce i concetti chiave che permeano questa storia al limite del kafkiano.
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