Clima sempre più teso tra Umberto Del Basso De Caro e il commissario politico del PD in Campania, il potente Francesco Boccia. Il motivo di un’acredine ormai insanabile sta nella decisione della Direzione Nazionale del partito di non concedere la blindatura dell’elezione a personaggi di calibro del PD campano, come De Caro ma anche come Gennaro Oliviero. Galeotta è stata una lettera aperta inviata al Corriere del Mezzogiorno da De Caro e da Oliviero e nella quale si tornava sull’argomento con spirito critico. La replica di Boccia da Caserta è stata forte. “Voteranno il Pd “per atto di fede” ma il giorno dopo le elezioni “tireranno le somme”.
Francesco Boccia, sottolinea che “un iscritto al Pd, a maggior ragione un iscritto eletto nelle istituzioni non ha bisogno di fare queste dichiarazioni perchè dovrebbe votare a prescindere il partito. Il Partito democratico ha dato tanto ad ognuno di noi. Se io sono in Parlamento, ma già quando sono entrato nel Consiglio comunale della mia città, ci sono entrato grazie al Pd perchè gli elettori non votano i singoli in quanto rappresentanti di se stessi ma votano e sostengono ognuno di noi in quanto rappresentante di una vasta comunità“. “Quindi – evidenzia Boccia – mi auguro che queste siano dichiarazioni parziali, che possano essere irrobustite da passione, orgoglio non verso un gruppo dirigente ma verso la comunità dem che merita dirigenti che facciano campagna elettorale sempre”. Boccia spiega di aver fatto “spesso campagna elettorale per tanti dirigenti eletti nel centro sinistra allargato, non pensando al mio destino ma esclusivamente alla comunità dem”. Parole che non sono affatto piaciute a De Caro che non ha perso tempo a replicare. E lo fa alla sua maniera.
“Nell’Ecclesiaste è scritto che c’è un tempo per parlare ed uno per tacere. Boccia ha perduto, oggi, una buona occasione per tacere”. Per Del Basso De Caro, Boccia “ha reso una dichiarazione insipida con la quale, senza sfiorare nemmeno lontanamente i temi politici posti, si è limitato a ricordare che i dirigenti hanno l’obbligo di votare a prescindere. Per dirla con il signore de La Palice ‘se non fosse morto, sarebbe ancora in vita‘”.