Domenica di elezioni quella che ci attende. In un solo giorno, il 12 giugno, andranno al voto quasi 9 mln di italiani in 978 comuni, un test moderatamente probante in vista delle Politiche dell’anno prossimo. E si vota anche per il referendum abrogativo sulla giustizia. Cinque i quesiti referendari che, secondo il comitatio per il Si, dovranno sottoporre all’elettorato, attraverso lo strumento della democrazia diretta, i cambiamenti opportuni per modificare alcuni punti che si ritengono necessari per riformare la macchina giudiziaria. E tuttavia, il problema da superare è il raggiungimento del quorum in un contesto di scarsa pubblicità del referendum di cui si è cominciato a sentire notizia solo negli ultimi giorni. Una responsabilità che coinvolge anche la politica il cui silenzio appare assordante, come ha sottolineato il professor Plutino intervenuto ieri sera a Rosso e Nero
Tecnicalità ed estrema complessità dei temi in qustione. Se sia opportuno sottoporre la materia al giudizio diretto dell’elettorato è domanda leggittima, se sia piuttosto il Parlamento a dovere, secondo Costituzione, avviare il dibattito e l’iter per la riforma della Giuatizia domanda altrettanto fondata Uno dei sostenitori più autortevoli del Si, il professore Orazio Abbamonte, da la sua personale versione.