La vicenda Vigorito ha preso l’intera scena cittadina con le dimissioni ventilate e poi ritirate, come le cronache di giornali, tv e siti online hanno ampiamente testimoniato. La gente ha assistito tra l’attonito e il preoccupato a questo valzer, a questa sarabanda di emozioni condite da striscioni, soliloqui a mezzo televisivo e silenzi sui possibili veri motivi di questa storia. Perchè, al di là di solitari tentativi di interpretazione, più che altro carpiti da soggetti dei rispettivi entourage, poco o nulla è trapelato dai due, da Mastella e Vigorito. Sappiamo solo che dopo il comunicato di lunedi scorso la giunta ha immediatamente approvato una delibera con la quale concedeva un anno di concessione alla società sportiva per lo stadio, perchè Mastella di più non poteva, e Vigorito si è subito rimangiato le dimissioni virando sul sentimento patrio della pelota giallorossa e dolendosi del progressivo disamoramento dei tifosi, inversamente proporzionale alla sua passione e agli sghei che ci ha messo in sedici anni di presidenza. Maggiore chiarezza la chiedono però i cittadini e non solo quei pochi che lo hanno detto attraverso i nostri vox; si esige maggiore “glasnost”, una più accurata trasparenza e invece si continua a mantenere dinieghi, ad impedire che la stampa sia partecipe. La scelta del patron, quella di avvalersi dei suoi mezzi per evitare la conferenza stampa, che si basa sulle dichiarazioni ma poi anche sulle domande ai protagonisti, ne è un esempio cristallino. Vale solo la dichiarazione, vale per Vigorito ma pure per Mastella e in questo i due vanno assai d’accordo. Il sindaco si dimise con un comunicato stampa nel febbraio del 2020 e non ritenne di farlo attraverso un pubblico dibattito con l’informazione; revocò le dimissioni seguendo lo stesso criterio e mai passò per il Consiglio, nè nel primo e neppure nel secondo caso. Un vuoto di venti giorni di cui ancora chiediamo conto al Primo Cittadino. Che però spiattellò tutto al Fatto Quotidiano parlando di “arraffa arraffa” e “succhiaruote” in cuor suo ritenendo di non doversi misurare con la stampa della sua città, non all’altezza di Lui, ma quasi tutta a sua disposizione. E la ragione è che si ritiene che si può anche non fare tanto nessuno lo mette in risalto e in qualche caso la stampa, vedi Vigorito, è gemmazione di se stessi. Mastella si dimise da ministro in un President straboccante di cronisti e curiosi in quel tremendo 2008, e la cosa dovrebbe far riflettere. Ora, c’è un controcanto e quel controcanto è costituito dalla presentazione di Caterina Meglio al Conservatorio. Anche qui le polemiche sono state terribili, negli ultimi sei mesi, e la Meglio è arrivata a coronamento di un diapason di tensioni che ha provveduto a ridimensionare. Anche attorno a lei si agitano gli spettri dei ricorsi, quelli già annunciati da Verga, ma la sua esperienza è presidio di saggezza e dalle inevitabili domande è uscita in scioltezza dicendo, sostanzialmente, che lei è arrivata per lavorare ma che accoglierà con estrema serenità le procelle che si potranno scatenare contro di lei. Caterina va al Conservatorio, parafrasando un film, e ci va garantendo una pax che consenta di traghettare fuori dalle secche l’ente musicale. E se durerà lavorerà in piena autonomia perchè con la sua accettazione ha tolto le castagne dal fuoco a parecchi, compreso Mastella, costretto a dover ingoiare il boccone amaro della eliminazione di Rossi. La Meglio è soluzione più che accettabile per il Ceppalonico, un onore delle armi, nel segno della sua grande amicizia con Nicolais, presidente di Materias, la startup di cui la Meglio è amministratore delegato. “Ho firmato l’accettazione perchè non c’è incompatibilità”, ha detto la neo presidente, che poi ha anche aggiunto che se i ricorsi dovessero essere negativi lei non avrebbe problema alcuno a tornare ad occuparsene a tempo pieno. E questo la rende assolutamente scevra da condizionamenti. Si era anche parlato di una conferenza stampa con Mastella che per fortuna è riuscita ad evitare pur avendo parlato col sindaco a Ceppaloni, subito dopo il faccia a faccia con Vigorito venerdi scorso. Quello che non è riuscita ad evitare è stata la presenza del direttore Grassia apparso anche oggi l’anello debole della catena. Nulla di personale, si intende, l’uomo è estremamente cordiale e simpatico, ma la testardagine con la quale ha gestito, male, la vicenda della terna, l’essersi fatto consapevolmente o meno strumento delle pressioni attorno alla figura del commercialista Rossi fino all’estremo lo hanno reso vulnerabile. Non è l’unico ad uscirne male, il Mur forse esce anche peggio, ma paga il fatto di avere coinvolto in questa vicenda anche il Consiglio Accademico che ad un certo punto è apparso ancora più disorientato di lui. E tuttavia, la pace torna a piazzetta Vari. L’edificio che fu degli Scolopi è di nuovo compos sui e sarà sede di importanti appuntamenti. Ora si potrà riprendere a lavorare e si spera lontano dalla politica e dalle sue spire.