Settantasei anni di Repubblica, dieci in meno della durata complessiva della Monarchia sabauda, Fascismo a parte. L’Italia s’è desta, forse, ma oggi celebra la sua “repubblicanità” sul sangue e la distruzione di una guerra voluta dal Regime con la complicità della Corona piemontarda, tra le più sciagurate dell’araldica di tutti i tempi. Ma ci toccò in sorte. Oggi il Paese ricorda il Referendum per eccellenza su cui, è vero, il cono d’ombra dei brogli non è del tutto annullato e che rischiò di precipitare il Paese in una situazione di disordini e di caos istituzionale che realmente si verificò, specie quando la Cassazione, pur avallando il successo numerico della Repubblica, tentennò ad ufficializzarne il risultato lasciando che la politica prendesse in mano la situazione, cosa che avvenne. Certo De Gasperi, Togliatti, Nenni, Pertini, La Pira, Moro, Di Vittorio e chi più ne ha più ne metta seppero assumersi oneri di incalcolabile gravità, in un Paese ancora in armi e con gli angloamericani ancora presenti come truppe d’occupazione. Essi, insieme ai partiti che ritornarono dopo la parentesi tragica del Fascismo, a prescindere dai punti di vista politici ed ideologici, hanno restituito dignità al Paese, ne hanno garantito la rinascita, hanno prodotto la Carta costituzionale più moderna in assoluto, benchè ancora oggi largamente disattesa. 2 Giugno a Benevento. La classica deposizione di alloro al monumento ai Caduti, tanti, troppi, il sacrificio di 472mila vite umane, il cordoglio delle istituzioni e il bandierone che ha sempre finito per coprire ogni cosa. Ai piedi del monumento di Piazza IV Novembre il Prefetto Torlontano, Mastella, parte della deputazione, il presidente della Provincia Lombardi, il Procuratore Policastro, i sindaci con fascia tricolore di ordinanza. Dal sindaco parole opportune ed anche una più che condivisibile posizione rispetto alle celebrazioni omologhe di altre nazioni del mondo che hanno saputo ancorare attorno a date precise lo spirito della loro Nazione. “Non è ancora la festa nazionale che immagino”, dice Mastella, “in Francia il 14 luglio, in America il 4 luglio sono giorni pregni di partecipazione corale e popolare mentre da noi ci si limita all’enunciato e poi finisce li. Eppure, termina il Primo Cittadino, la giornata di oggi sancì qualcosa di straordinario e di epocale nella vita del Paese, la Monarchia e la sua “farraginosità” nei confronti del Fascismo che esce di scena, l’avvento di un tempo nuovo che proiettò l’Italia nella contemporaneità”.